Quando comunicare può fare male: qualche nota sul caso Chiara Ferragni

Lo avevamo “predetto” parlando dei trend da aspettarci per il 2024: avremo ancora sentito parlare di influencer marketing. E infatti eccoci qui a cercare di tirare le somme, al netto di novità in agguato, sul “caso Ferragni”, che popola le cronache digitali e non solo dallo scorso dicembre 2023. Tutto è partito, in pieno stile natalizio, da un panettone. Dopo lo scandalo che ha coinvolto Chiara Ferragni e un noto marchio dell’industria dolciaria (ti lasciamo qui il link a un utile riassunto di Fanpage), tantissimi brand sono fuggiti dalla galassia creata come un vero impero dall’influencer.
La storia avrebbe dovuto chiudersi, con qualche ammaccatura, grazie a un ormai noto video dove Ferragni si scusava, donando un milione di euro all’ospedale Regina Margherita di Torino. (Donazione, peraltro, arrivata davvero all’istituto torinese dopo l’annuncio). Invece no. Lo scorso 10 gennaio l’Agcom ha sanzionato l’influencer stellata, la cui ascesa, contornata di una straripante popolarità, era già stata bruscamente frenata.

Tutti fuggono dalla Ferragni

I numeri restituiscono l’impatto dell’evento, a testimonianza del fatto che l’onda di un errore di comunicazione può continuare a fare danni. Un vero e proprio tsunami capace di far crollare un edificio costruito su un’immensa fortuna, ma con qualche piccolo neo al suo intero che, una volta uscito allo scoperto, ha creato una frattura. Ci ricorderemo infatti di questo “evento comunicativo” perché, ahinoi, legato al tema della beneficienza, sul quale ci aspetteremo, come utenti, consumatori e cittadini, maggiore trasparenza, ma al di là del giudizio etico ce ne ricorderemo anche come caso studio, perché sta impattando fortemente sulla strategia di Ferragni.
Alcuni brand, fin dalle prime avvisaglie del terremoto, hanno deciso di recedere i contratti di collaborazioni con il brand dell’influencer. A loro volta si sono influenzati, agitando un movimento simile a quello di una valanga: decisione chiama decisione, ed è così che da un piccolo-enorme errore si è generata quella che a buon titolo possiamo definire una crisi in pieno stile. Pare infatti che in seguito alle vicende e ai fatti giudiziari l’account di Chiara Ferragni abbia perso circa 210mila followers. In parallelo anche quello del marito Fedez, quasi come per una teoria dei vasi comunicanti, ha subito un notevole contraccolpo con una perdita di 119 follower.

 

Ma chi segue davvero Chiara Ferragni?

Fuga dei brand, fuga dei follower: tutti fuggono dalla Ferragni? Italian Tech di Repubblica propone un’accurata analisi dei follower presunti falsi o inattivi di Chiara Ferragni, un fenomeno che, se sugli account della più nota influencer italiana assume oggi dimensioni enormi con tutte le ricadute concrete del caso, è tuttavia diffuso da sempre. Siamo certi che anche tu abbia già sentito parlare di acquisto di follower, di finti account e di fenomeni simili. L’articolo che citiamo sopra approfondisce bene il caso: “Davvero il 40% dei follower che seguono la più nota fra le influencer italiane sarebbero fake, dormienti o inattivi? E se fossero il 50% o addirittura più del 60%? Non si sa” spiega. La verità è che non abbiamo strumenti per saperlo, e così non possiamo nemmeno smentirlo o no. L’articolo di Repubblica ci aiuta insomma a capire che quando parliamo di follower finti, come nel caso Ferragni, siamo molto vicini a un terreno che sa di fake news, e che non è certo questo computo numerico a rivelarci cose interessanti sulla qualità o meno dei contenuti dell’influencer in questione, tanto meno sulla gestione della crisi.
I numeri però sono il nutrimento delle piattaforme social, ed è proprio su questo campo che anche “l’affaire Ferragni” si è svolto, con tutto il suo contorno di sedicenti articoli giornalistici o news dedicati al crollo verticale dei follower seguito al caso di mala comunicazione con relativo scivolone sulla brand awareness. Ci sembra che l’attenzione vada tenuta accesa non tanto quindi sulla falsità degli account – un dato che, abbiamo visto, è scarsamente verificabile – quanto piuttosto sul risultato clamoroso di un errore comunicativo, capace di far voltare le spalle a tantissimi potenziali clienti. Questo è un palese errore di strategia, e a noi che lavoriamo con la comunicazione dovrebbe indicare molte strade da percorrere, e altre da abbandonare.

Il post-Ferragni: verso un nuovo modo di essere influencer?

Cosa dedurre dal clamoroso affaire Ferragni? AdnKronos cita le parole di Andrea Scotti, Country Manager di Skeepers Italia: “Associare la propria immagine a personaggi noti del web e dell’entertainment può non essere sempre la strategia più vincente per raggiungere i propri obbiettivi di marketing. Se da un lato permette di veicolare prodotti e servizi a un ampio pubblico, dall’altro aumenta il rischio di incorrere in gravi danni di immagine che possono compromettere la credibilità del brand stesso”. Attenzione, quindi, a non cadere nel tranello dei numeri: una fan base più ristretta, ma coltivata nel segno della trasparenza, potrebbe a lungo termine rispondere meglio di fenomeni giganteschi come quelli che si agitano intorno al mondo Ferragni.
Che questa vicenda segni un cambio di atteggiamento nel mondo dell’influencer marketing? Forse è troppo presto per giudicarlo, ma di sicuro il crollo di una grande fetta della montagna Ferragni ha aperto lo scenario a tanti piccoli creator che, con fatica e con l’aiuto di corrette strategie costantemente monitorate e riviste, si raccontano e propongono prodotti e servizi a follower sinceramente coinvolti. Ti ritrovi in questo ritratto e ti spaventa l’idea di progettare una strategia perché hai paura di non sapertela cavare e di generare disastri come nel caso di Chiara Ferragni? Possiamo garantirti che non è il tuo caso!

Ma se hai bisogno di una consulenza mirata ai tuoi obiettivi, noi siamo qui per aiutarti a comunicare i tuoi servizi e prodotti nella maniera migliore. Contattaci, progettiamo il tuo nuovo anno insieme!

TikTok e l’evoluzione dei social: dove stiamo andando?

Registra oltre un miliardo di utenti in tutto il mondo: TikTok è una fucina inesauribile di contenuti, mode e creazioni digitali. Non stupisce scoprire che è proprio da questo ambiente in perenne espansione e in costante ridefinizione che continuano ad arrivare trend e influenze capaci di ribaltare le nostre idee sui contenuti e sul loro modo di comunicare e “funzionare” al meglio. Ma in che direzione sta andando la piattaforma, e cosa potrebbe riservarci per il futuro? 

Cercare cose su TikTok

Che TikTok sia terreno d’elezione per la GenZ è confermato non solo dai dati anagrafici, ma dall’esplodere di fenomeni di contaminazione intermediatica che mettono in connessione canali, contenuti e linguaggi diversi proprio attraverso l’azione degli utenti di questa fascia di età. Un esempio? Mare Fuori, la fiction tv campione di ascolti con numeri che si sono riverberati anche sulla piattaforma social, un luogo digitale dove i ragazzi e le ragazze della GenZ sembrano riuscire a comunicare meglio. A confermare questo successo sarebbe anche l’uso sempre più diffuso di Tik Tok come motore di ricerca, alla stregua di Google. La newsletter di Valerio Bassan, Ellissi, parla di un fenomeno legato almeno al 40% dell’utenza: non stupisce che lo stesso TikTok stia prendendo provvedimenti in questa direzione, con l’inserimento di nuove potenzialità per la ricerca.

Un nuovo long form

Fenomeni mediatici e nicchie: le onde modaiole e virali di TikTok sembrano alternarsi tra questi due poli di un unico sistema che, nel giro di pochi anni, si è fatto avanti imponendo i suoi linguaggi anche altrove. Ne sono un esempio i reel di Instagram. È tutto un proliferare di video che sono in genere molto brevi, costruiti per essere comprensibili anche senza contesto, e che saltano da un argomento all’altro con il puro scopo di intrattenere chi sta guardando e farlo restare quanto più possibile sulle piattaforma. E se il trend fosse destinato a cambiare, pur mantenendo la sua capacità di coinvolgimento? TikTok Series è una nuova feature che sembra occhieggiare al long form. Si tratta di una sezione che ospita approfondimenti seriali: i contenuti sono premium e protetti da paywall, e sono generati dai creator per raccontare le proprie idee e storie. 

Ma Instagram non si ferma

Tutto si influenza nel panorama mediatico e digitale, è cosa nota. Per questo anche Instagram non è fermo ad aspettare le prossime mosse di TikTok. Sono due le nuove feature da poco tirate fuori dalla piattaforma nata per le foto e trasformata di recente a misura del mondo video. Da un lato è cambiato l’approccio all’editing: il programma di montaggi per reel è diventato più accessibile e friendly, con tutti gli strumenti a portata di mano e agevolazioni per la scelta dei brani e degli hashtag, ma anche con utili statistiche comode per capire le criticità del montaggio. Dall’altro la novità riguarda i link in bio, che sono diventati 5. Si tratta di una delle funzionalità più attese, specie dai creator professionisti. Un segnale del fatto che Instagram sa ascoltare la sua utenza e non è al solo inseguimento delle strategie del rivale TikTok.

E tu, sai ascoltare il tuo target e individuare dove andrà la tua comunicazione? Raccontaci i tuoi obiettivi, troveremo insieme la strategia su misura per te!

Instagram e i video: dalle foto ai reels, come cambia la comunicazione via social

Instagram, il social “visivo” per antonomasia. Ma cosa significa visivo? All’inizio, quando nacque, nel 2010, Instagram era un universo dedicato esclusivamente alla fotografia. Ultimamente – gli utilizzatori più assidui se ne saranno accorti – la prerogativa di questa piattaforma è cambiata: non ci sono solo più fotografie, filtri con cui modificarle e feed di scatti in palette cromatica. No, oggi Instagram è sempre più una piattaforma di contenuti visivi dinamici con features che stanno contagiando il nostro modo di utilizzare questo social: stories, innanzitutto, ma anche l’esperimento di IgTv, dal 2021 ormai in pensione, e i reels, i contenuti sempre più dominanti sulla scena. Insomma: Instagram è diventato un piccolo mondo di creazione video. 

Dalle foto ai video 

Cosa è successo a Instagram, quindi? Semplice: questa piattaforma sta accogliendo con sempre più favore i contenuti video. A selezionare questo tipo di contenuto è, neanche a dirlo, il sempre presente algoritmo, che premia contenuti meritevoli – secondo lui – di essere guardati. Contenuti che sempre più non sono foto, quindi post statici, “vecchia maniera”, ma video di vario tipo. L’orientamento dell’algoritmo non è passato affatto inosservato alla community e ai creator, ragione per cui nell’estate del 2022 si è assistito a una sorta di opposizione a una tendenza figlia di trend e mercati. 

Piccoli cambiamenti sono stati apportati da Meta, ma è lo stesso social a indicare le “preferenze” dell’algoritmo rispetto ai video: la visibilità sarà assicurata preferibilmente a contenuti in formato video verticale sotto i 90 secondi, accattivanti e non creati da altre app. Di fatto: Instagram sta invitando gli utenti a creare reel, una modalità che sfida la creatività di ciascuno in base a gradi diversi di coinvolgimento. I reel possono infatti essere “copiati” ispirandosi ad altri tra quelli che popolano il feed, ma possono anche prestarsi a mettere le mani in pasta e divertirsi con effetti e montaggi per dare vita a qualcosa di nuovo e accattivante.  

La piattaforma, in buona sostanza, oggi invita chi desideri ottenere visibilità a diventare regista del proprio brand o di se stesso: questo, naturalmente, per ora. I movimenti e le tendenze del mondo social, e di conseguenza di quello video, sono poco prevedibili e l’unico modo per stare al passo dell’algoritmo è inseguirlo. 

I video per le stories

Dire Instagram oggi è sempre più dire stories: contenuti dalla visibilità di sole 24 ore. Ultimamente le stories sono diventate uno dei contenuti più apprezzato sulla piattaforma: si tratta di un format che ben si presta a tutti quei brand che “ci mettono la faccia”, proponendo una comunicazione sbarazzina e senza filtri, dritta al pubblico. Ecco spiegato il successo crescente delle stories, che si traduce, in termini algoritmici e di piattaforma, nel tempo crescente trascorso dall’utenza a scorrere le stories per sempre più tempo, piuttosto che scorrere il feed come accadeva maggiormente fino a poco fa. 

Non stupisce così che Instagram abbia deciso di lasciare sempre più spazio ai video via stories con una serie di progressive modifiche e aggiornamenti: le stories con video potevano in origine durare 15 secondi, mentre con il nuovo aggiornamento la durata viene triplicata fino a 60 secondi. La novità sembra essere stata accolta positivamente dalla community di utenti, ma qui si pone un grande interrogativo: se le stories durano 60 secondi, cosa le differenzia dal reels?  Tutto si contagia sui social, e dunque se le stories in origine arrivano da una pratica più utilizzata su Snapchat, oggi sono sempre più simili ai contenuti di Tiktok, un altro aspetto che rende la soglia che fa differire stories da reels è sempre più labile.

Dalle stories ai reels

Niente di nuovo, quando parliamo di reels: si tratta di un forma derivato da TokTok, al quale Instagram si è convertito per non perdere utenti. Ma cosa sono i reels? Si tratta ancora una volta di video della durata di 60 secondi al massimo. Spazio alla creatività grazie a questa feature: i reel possono essere personalizzati con musica, effetti, audio e una serie di elementi. Cosa li differenzia dalla storia? Di fatto, formalmente, molto poco. È l’obiettivo a segnalare un reel, che nasce infatti come contenuto di intrattenimento: un mini reportage, qualcosa di divertente, accattivante, che si presti a un montaggio dinamico. 

E la IgTv? si domanderà qualcuno. Fine di un esperimento, oggi non del tutto sparito dal momento che Instagram permette di inserire contenuti video di lunga durata (da un minuto a un’ora): si tratta di contenuti che non saranno più archiviati nella feature IgTv, ma dentro la sezione Instagram video. 

Come dovrebbe essere ormai evidente, le possibilità che Instagram fornisce a chi abbia voglia (e tempo!) per cimentarsi con la creatività a mezzo video sono davvero tante, una sfida quotidiana per stare al passo non solo con la sterminata concorrenza, ma anche per inseguire, come dicevamo, i labili stati d’animo dell’algoritmo in perenne evoluzione. Stories, reels, ma anche video più lunghi capaci di diventare vere e proprie rubriche: la piattaforma è un grande campo di prova per tutti i creators. Avete già iniziato a dire la vostra? Se non lo avete ancora fatto possiamo aiutarvi noi!

Video e social: un’accoppiata inossidabile

Dopo aver parlato del mondo digitale e del proliferare dei video tra i trend da tenere d’occhio per il 2022, torniamo ad approfondire il tema dei social network per scendere nei dettagli di alcune delle dinamiche che caratterizzeranno le tendenze e a cui rivolgere l’attenzione in vista di strategie di content creation

Se infatti è vero che l’audio sta risalendo con sempre più forza tra le scelte del pubblico, conquistando ascoltatori tra podcast, social dedicati all’ascolto e audio room, abbiamo la certezza che per i contenuti video non è ancora arrivata l’ora del tramonto. Meglio dunque restare al passo con le novità che, giorno dopo giorno, affollano il nostro smartphone e ci forniscono idee e spunti per nuovi contenuti di interesse e successo. 

C’era una volta Youtube

Se non ci fosse stato lui, all’origine di tutto, forse non esisterebbero i reels e le stories a cui oggi la nostra attenzione mediatica si è abituata tanto da averli integrati nella dieta. Parliamo di Youtube, il capostipite dei social dedicati ai video, nonché il social basato sui video più importante al mondo. 

I rumors del mondo digitale parlano di un possibile cambio di passo dell’algoritmo di Youtube per il 2022 che non si baserà più esclusivamente sui tag ma anche e soprattutto sul contenuto. Più sarà di successo, più sarà spinto in alto, esattamente come accade attualmente per Facebook. 

Con la creatura di Zuckerberg, Youtube potrebbe arrivare anche a condividere una nuova tendenza, cioè l’attenzione per le nicchie, premiando quei contenuti video apprezzati da target molto ben delineati, e aprendosi così alle tendenze della brand strategy. 

Instagram: quando il video si contamina

All’inizio erano foto e fotoritocchi, oggi sempre più Instagram, in costante ascesa con percentuali di pubblico sempre più alte, contempla possibilità visive assai più estese che vanno dalle stories, alle dirette, dalla Igtv ai reels. E sono tutti contenuti che, in qualche modo, si legano al mondo sfaccettato dei video. 

Se la profilazione è una tecnica che il marketing fa propria anche creando video, possiamo ribaltare la prospettiva e notare come lo stesso Instagram, analizzando il comportamento dei suoi utenti, abbia rilevato la possibilità di intercettare nuovi bisogni e desideri. Quello che gli utenti sempre più cercando sono infatti i video “in stile” TikTok, divertenti e considerati di maggiore attrattiva per la capacità di intrattenere e far sorridere. Specialmente i più giovani. 

Piatto ricco, mi ci ficco: dalle aziende agli influencer, i creatori di contenuti dovranno tenere conto delle richieste in fatto di qualità dei video, che dovranno essere utili, informativi, ma anche divertenti, e i quali probabilmente si affiancheranno nuovi strumenti tecnici introdotti dalla piattaforma per la vendita dei prodotti.

Verso TikTok e oltre

Gran parte dei cambiamenti avvenuti negli ultimi tempi nel mondo dei social per quanto riguarda i video, e altrettante novità del 2022, arrivano dalla “rivoluzione TikTok”, il social che fa del video il suo perno centrale e ha avuto uno straordinario potere di coinvolgere il target dei giovanissimi. Video brevi, di puro intrattenimento, capaci di agganciare masse di utenti ed entrare in tendenza. 

Ma il social degli adolescenti smentisce le aspettative: i video si sono già allungati fino a 3 minuti, mentre i reels potranno arrivare a un minuto. Un invito alla creazione di contenuti video dal profilo più ricercato e attento alla qualità? Nel 2022 TikTok dovrebbe lanciare anche lo strumento delle dirette, allargando al contempo la consolle di strumenti per abbracciare la tendenza di tanti brand a spostare le proprie vendite e dare avvio a campagne social incentrate sul video. 

Ma c’è di più: da poco TikTok è arrivato sulle piattaforme di smart Tv che lavorano su Android Tv grazie a una app che permetterà di visualizzare i video sul grande schermo. E l’orizzontalità? Diventerà parte di un’interfaccia apposita, con bande laterali che saranno riempite di informazioni testuali e con il video che resterà fedele al suo formato nativo verticale. Per ora la app per Tv è presente solo negli Usa e in Canada, ma intanto Rai Cinema non si è fatta sfuggire l’occasione per inaugurare una community su TikTok lanciando un messaggio direttamente rivolto al mondo dei cinefili. 

Una nuova strada per la produzione di audiovisivi? Questo sembrano indicare le scelte e le tendenze in atto, che svelano un universo fatto di video di qualità, sia informativi che di intrattenimento. Divertiti a esplorare contenuti seguendo gli hashtag #CinemaTok e #CinemaItaliano, e se stai pensando anche tu di entrare nel mondo dei contenuti video, contattaci! Creeremo insieme della content strategy perfetta per le tue esigenze.