Dalla TV al video streaming: il caso “Mare fuori”

Netflix parla anche in italiano, lo sanno bene tutti gli appassionati spettatori di serie come “Mare fuori”, il prodotto che più di tutti gli altri italiani ha fatto registrare un successo paragonabile a quello di serie di punta internazionali. La fiction rappresenta un caso studio molto particolare per tornare a parlare di video e di streaming analizzando nuove dinamiche di comunicazione e distribuzione che hanno coinvolto anche serie ritenute “classiche” della tv nazionale, da guardare sul divano in famiglia. Sapevi che Netflix offre in catalogo anche altri titoli storici di Rai e Mediaset? “Don Matteo”, per esempio, “Un medico in famiglia”, “I Cesaroni”…

Ma cosa possiamo dedurre dal successo della serie che più di tutte ha evidenziato il potere del video streaming e del suo pubblico, e quale panorama ci presenta questo esempio per raccontarci il costante cambiamento del mercato dell’audiovisivo?

La storia di “Mare fuori”

“Mare fuori” è un prodotto pensato da Rai Fiction per Rai2, la rete dedicata a un target più giovane, che possa svecchiare la paludata platea del servizio pubblico italiano. La prima serie di “Mare fuori”, composta da 12 episodi di un’ora, va in onda regolarmente, in tv, dal settembre 2020 ottenendo un discreto successo. Successo che per certi versi è inaspettato: nonostante il target, i dati dimostrano che l’interesse può essere esteso anche a platee più generaliste, e puntata dopo puntata lo share cresce (ci stiamo riferendo ai dati che riporta Cinematografo, citando a sua volta dati elaborati da CeRTA su numeri Auditel).

Nell’autunno 2021 va in onda la seconda stagione e registra un significativo aumento del target di giovani, sul quale si innesta l’azione della piattaforma regina dei video on demand, Netflix. Il fenomeno comunicativo è interessante e parte da un accordo commerciale stretto tra Rai e la piattaforma per le prime due stagioni. La serie entra quindi nel catalogo Netflix come si entra in un acceleratore: “Mare fuori” inizia a essere sempre più cercato, fino ad accedere alla top ten delle serie italiane, e poi a quelle estere! Il decollo è notevole e fa librare in alto nelle classifiche di gradimento la terza stagione, che parte nel 2023: un vero e proprio trampolino di lancio insomma, che proietta lo streaming della serie su cifre mai viste

 

Passaparola o non solo? 

I dati ci raccontano del tentativo della Rai di sperimentare nuove strategie di distribuzione per testare le reazioni del pubblico e capire meglio le dinamiche del mercato del video on demand. La serie parte infatti sui canali classici, ma è anticipata anche su Rai Play, dove raggiunge un dato record: un ascolto medio di oltre tre milioni di persone. Come scrive Cinematografo, si tratta del “primo, grande successo per un prodotto originale italiano di fiction fuori dal perimetro della programmazione televisiva tradizionale”.

Che sia merito solo della nuova modalità di distribuzione a mezzo streaming? La questione è più complessa, come ci dimostrano casi analoghi legati al crescente successo di video che rimbalzano tra dinamiche web, scelte di contenuto e fruizione. Su “Mare fuori” si è probabilmente generato un effetto mediatico particolare in cui ha avuto un ruolo di spicco la distribuzione, certo, ma anche il passaparola social. Segno che, come ci piace ricordare, una buona strategia di comunicazione deve stare attenta a dettagli e dinamiche differenti per armonizzarli insieme e doppiare così con successo il proprio obiettivo. 

I più cattivi sostengono che sia stata proprio la Rai a non promuovere adeguatamente il prodotto, così che il suo “caso” esplodesse solo una volta approdato su Netflix. È anche vero il contrario, e cioè la capacità di Rai di sfruttare l’incremento sulla piattaforma per portare pubblico su RaiPlay. Il successo della terza stagione di “Mare fuori”, con oltre 105 milioni di visualizzazioni in solo un mese su RaiPlay, racconta di come Viale Mazzini abbia “acceso la miccia” fuori da casa propria, riuscendo tuttavia ad attirare poi il pubblico sui propri canali

Evoluzione del mercato, innovazione tecnologica, ma anche comunicazione: c’è un intreccio di fattori dietro l’ascesa di “Mare fuori”. È un fenomeno da non sottovalutare, evitando di gridare al miracolo o all’incapacità dei soggetti coinvolti, e concentrandosi invece sull’analisi di tutte le sfaccettature che abbiamo cercato di evidenziare. Il target, da non dare mai per scontato, la qualità del prodotto, la distribuzione, ma soprattutto l’intera strategia di comunicazione nella sua complessità. Studiata a tavolino o meno, è stata certamente la modalità di presentazione e comunicazione della serie a coronarne il successo. 

Cosa dici, è tempo di dedicarti a una corretta strategia di comunicazione per fare il grande salto? Siamo a tua disposizione per costruire una comunicazione ad hoc e fare del tuo brand e dei tuoi prodotti la nuova “Mare fuori”! 

Netflix: Questione di sostenibilità, o c’è dell’altro?

Sarà capitato anche a te: condividere l’account di Netflix con amici, cugini, o persone con le quali veniva comodo dividere i costi dell’abbonamento, o semplicemente alle quali ti faceva piacere dedicare il favore. Ora la policy della più nota piattaforma di streaming online è cambiata, e così le regole sulla condivisione della password e i piani tariffari proposti. Questione di sostenibilità, o c’è dell’altro? Ripercorriamo il fenomeno insieme. 

Era marzo 2023 quando Netflix annunciava il cambiamento implementato poi nel mese di maggio, e cioè: 

  • Gli abbonamenti con account condiviso dovranno fare riferimento a un unico nucleo familiare che usi lo stesso indirizzo IP
  • Il costo mensile varierà, e saranno aggiunte pubblicità per chi ha un unico account

“L’account Netflix è destinato a un unico nucleo domestico, ovvero a te e a chi vive con te” diceva la mail inviata agli abbonati. Chi vive con un abbonato, e usa la stessa rete. Regole che intaccano in modo evidente le abitudini di fruizione. Ma se si hanno amici, parenti lontani, se ci sono di mezzo rotture di coppia? Tutto risolvibile per la piattaforma: o si crea un nuovo profilo, quindi un nuovo “nucleo domestico”, oppure si utilizza la funziona “aggiungi utente”, ma l’azione costa. Per l’esattezza 4.99 euro al mese, a carico di chi sottoscrive l’abbonamento. Nessun cambiamento per i prezzi, se non che con il piano Standard sarà possibile aggiungere un solo utente in più, due con il piano Premium.

In che modo l’azienda capisce che un utente è o meno collegato alla rete familiare? Tramite l’indirizzo IP, per questo Netflix ha invitato a verificare i dispositivi collegati all’account attraverso un apposito link con cui “togliere” chi non facesse parte del nucleo familiare. Un altro dettaglio interessante è che Netflix continuerà a considerare una connessione primaria associata a un account solo guardando almeno un contenuto ogni 31 giorni con uno dei dispositivi collegati. Se, infine, ci si collega da un dispositivo fuori casa, sarà inviato un messaggio di verifica al titolare dell’account. 

Di fronte a uno smisurato ventaglio di contenuti di ogni tipo, costantemente aggiornati a un folle ritmo che sta causando anche ingenti problemi ai lavoratori del settore, le piattaforme hanno sempre proposto i loro prodotti a pagamento, senza disturbo pubblicitario.  “Più di 100 milioni di famiglie condividono il loro account, il che influisce sulla nostra capacità di investire in grandi film e serie TV” si leggeva in un comunicato di febbraio 2023 dell’azienda. Si può quindi pensare che la scelta di impedire la condivisione degli account, o meglio di renderla più complessa, controllandola in modo più stringente, sia stata fatta per motivi di sostenibilità aziendale: Netflix non solo acquista serie, ma le produce, il che implica una maggior forza di investimento. Forza ripagata: Netflix resta la piattaforma di maggior successo attualmente in circolazione. 

L’operazione sugli account appare però una sorta di forzatura di abitudini condivise che si lega a logiche di produzione e che ha il mero scopo di costringere gli utenti utilizzatori a pagare una quota: non si scappa, insomma, l’era delle condivisioni a cuor leggero sembra proprio finita. E se fosse arrivato il momento di ripensare seriamente alle nostre abitudini di utenti di prodotti audiovisivi inserendole in un contesto storico cambiato radicalmente negli ultimi anni? Cosa potremmo raccontarci di noi, della nostra dieta mediatica, del marketing e del sistema di intrattenimento dentro al quale viviamo e dal quale, forse, siamo anche un po’ assoggettati?

Se la sostenibilità nei video è anche la tua prerogativa, contattaci: RecTv è la webagency che si mette a disposizione dei tuoi progetti tagliandoli su misura e strutturandoli insieme a te! 

Piemonte Documenteur FilmFest

Conosci il Piemonte Documenteur Film Fest, per gli amici PDFF? Si tratta dell’unico festival in Italia dedicato al falso documentario e quest’anno taglierà il nastro della sua decima edizione! 

Non raccontiamo bugie… beh, insomma, non troppe! Dal 2010 il PDFF porta il mockumentary in piccoli borghi piemontesi e gli dedica una vera e propria competizione cinematografica. Cinque equipe di tre componenti ciascuna sono selezionante attraverso un bando e poi via, inizia la maratona a tempo! Sì, perché sono solo 120 le ore a disposizione di tutti i partecipanti per realizzare un falso documentario. 

Nel 2023 il Piemonte Documenteur FilmFest si svolgerà dal 27 Agosto al 2 Settembre 2023 nei comuni di Monforte d’Alba, Murazzano, Novello, Roddino e Castiglione Falletto. Le troupe dovranno riuscire a sollecitare la partecipazione e a coltivare la complicità del paese a cui verranno abbinati: abitanti, attività commerciali, turisti… Vale tutto! 

Al termine della gara, una giuria di esperti valuterà i film realizzati e assegnerà un premio in denaro di 3.000 euro al primo classificato.

Non male come sfida, no? 

Ma se non farai parte delle troupe, perché dovrebbe interessarti il PDFF? Perché sarà una grande festa lunga una settimana intera! Ogni comune coinvolto ospiterà proiezioni diffuse, incontri, dibattiti con professionisti del settore, ma anche una cena comunitaria a tema cinematografico e una mostra fotografica dal titolo “Cinema e territorio” i cui protagonisti saranno proprio gli abitanti. 

Il cinema e la sua divulgazione sono del resto il pane quotidiano di Cinelabio, l’associazione culturale che dal 2010 organizza il Piemonte Documenteur FilmFest e che quest’anno ha bisogno anche del tuo supporto! 

La donazione che sceglierai di fare attraverso la campagna di crowdfunding su Eppela aiuterà a far funzionare tanti ingranaggi del festival. Qualche esempio? La comunicazione, dall’ufficio stampa ai social media passando per grafiche e foto, così da raccontare il Festival a tutti, nel modo ottimale. E poi le spese di viaggio, vitto, alloggio degli ospiti, che per una settimana popoleranno i borghi delle Langhe. 

Sarai dei nostri? Non raccontarci bugie… almeno non per il momento! Aiutaci a realizzare il PDFF 2023 con una donazione su Eppela! Se raggiungeremo il goal, Fondazione Sviluppo e Crescita CRT raddoppierà i contributi destinati al Festival! 

Vorresti perdere l’occasione di essere complice della Grande Menzogna 2023? Dai, non raccontare storie! 

La forza di raccontare: la campagna crowdfunding per dire no alla violenza di genere

Hai mai pensato da vicino a cosa significa violenza di genere?

Ci sono alcuni termini che riempiono il mondo mediatico nel quale siamo immersi, quasi fino a polverizzarsi, perdere significato. Per questo abbiamo deciso di rallentare il passo, guardarci intorno, esplorare alcune storie e toccare con mano realtà dolorose: per far crescere la nostra consapevolezza, e darle voce attraverso ciò che ci riesce meglio, raccontare storie in video. 

Abbiamo scelto di farlo partendo dalle storie di Eleonora, Nala, Mara, Radhia. 4 nomi di donne che potrebbero essere tue amiche, parenti, vicine di casa, conoscenti. 4 storie che vogliamo raccontarti attraverso un progetto che ci vedrà parte attiva insieme a Casa Benefica

Quando parliamo di violenza di genere parliamo di violenza fisica, certo, ma anche psicologica, che si manifesta con atti persecutori come stalking, arrivando allo stupro e al femminicidio in molti tragici casi. È un fenomeno che tocca tante donne, e che rappresenta un enorme problema di violazione dei diritti umani con effetti negativi a breve e a lungo termine sulla salute delle vittime. 

Isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé e dei propri figli sono solo alcune delle conseguenze che schiacciano le vittime e possono ricadere sul benessere dell’intera comunità.

Ecco perché diciamo no al silenzio!

Siamo pronti a parlare attraverso le testimonianze: storie vere di donne che hanno trovato il coraggio di denunciare. Storie che, come speriamo, potranno diventare la leva di un cambiamento sociale restituendo forza a chi è vittima e consapevolezza a tutti noi. 

Erano anni che continuavo a pensare come scappare, ma alla fine è successo tutto senza alcun preavviso, avevo toccato il fondo. Sono andata via senza un lavoro, senza un posto dove stare, senza soldi, ma ora sono qui. Dopo un anno sono riuscita finalmente a stare bene, ho conosciuto molte persone, tantissime, tutte con storie diverse da raccontare e molte di queste sono altre donne vittime di violenza. Molte di loro, nonostante gli abusi subiti, avevano voglia di ricominciare, di ricostruirsi una vita, di scegliere da sole il loro futuro. Questo significa essere una donna vittima di violenza, una donna che dice basta agli abusi e che si rimette in gioco.

Il nostro progetto, in collaborazione con Fuoricampo Film, procederà in due fasi. Raccoglieremo quattro testimonianze di donne vittime di violenza che, grazie all’aiuto di centri antiviolenza e associazioni del settore, sono riuscite a reintegrarsi nella società. Questi video andranno a comporre un documentario che sarà distribuito e parteciperà a festival ed eventi dedicati. Ma non ci fermeremo! Il cinema Ambrosio di Torino ospiterà infatti un evento dedicato agli studenti delle classi quarte e quinte della Scuola secondaria di II grado in cui le interviste saranno proiettate e sarà possibile dibattere sull’argomento con le donne coinvolte e con professionisti del settore.

Unisciti a noi per dire no al silenzio e aiutaci a raccontare le storie di Eleonora, Nala, Mara e Radhia!

 

TikTok e l’evoluzione dei social: dove stiamo andando?

Registra oltre un miliardo di utenti in tutto il mondo: TikTok è una fucina inesauribile di contenuti, mode e creazioni digitali. Non stupisce scoprire che è proprio da questo ambiente in perenne espansione e in costante ridefinizione che continuano ad arrivare trend e influenze capaci di ribaltare le nostre idee sui contenuti e sul loro modo di comunicare e “funzionare” al meglio. Ma in che direzione sta andando la piattaforma, e cosa potrebbe riservarci per il futuro? 

Cercare cose su TikTok

Che TikTok sia terreno d’elezione per la GenZ è confermato non solo dai dati anagrafici, ma dall’esplodere di fenomeni di contaminazione intermediatica che mettono in connessione canali, contenuti e linguaggi diversi proprio attraverso l’azione degli utenti di questa fascia di età. Un esempio? Mare Fuori, la fiction tv campione di ascolti con numeri che si sono riverberati anche sulla piattaforma social, un luogo digitale dove i ragazzi e le ragazze della GenZ sembrano riuscire a comunicare meglio. A confermare questo successo sarebbe anche l’uso sempre più diffuso di Tik Tok come motore di ricerca, alla stregua di Google. La newsletter di Valerio Bassan, Ellissi, parla di un fenomeno legato almeno al 40% dell’utenza: non stupisce che lo stesso TikTok stia prendendo provvedimenti in questa direzione, con l’inserimento di nuove potenzialità per la ricerca.

Un nuovo long form

Fenomeni mediatici e nicchie: le onde modaiole e virali di TikTok sembrano alternarsi tra questi due poli di un unico sistema che, nel giro di pochi anni, si è fatto avanti imponendo i suoi linguaggi anche altrove. Ne sono un esempio i reel di Instagram. È tutto un proliferare di video che sono in genere molto brevi, costruiti per essere comprensibili anche senza contesto, e che saltano da un argomento all’altro con il puro scopo di intrattenere chi sta guardando e farlo restare quanto più possibile sulle piattaforma. E se il trend fosse destinato a cambiare, pur mantenendo la sua capacità di coinvolgimento? TikTok Series è una nuova feature che sembra occhieggiare al long form. Si tratta di una sezione che ospita approfondimenti seriali: i contenuti sono premium e protetti da paywall, e sono generati dai creator per raccontare le proprie idee e storie. 

Ma Instagram non si ferma

Tutto si influenza nel panorama mediatico e digitale, è cosa nota. Per questo anche Instagram non è fermo ad aspettare le prossime mosse di TikTok. Sono due le nuove feature da poco tirate fuori dalla piattaforma nata per le foto e trasformata di recente a misura del mondo video. Da un lato è cambiato l’approccio all’editing: il programma di montaggi per reel è diventato più accessibile e friendly, con tutti gli strumenti a portata di mano e agevolazioni per la scelta dei brani e degli hashtag, ma anche con utili statistiche comode per capire le criticità del montaggio. Dall’altro la novità riguarda i link in bio, che sono diventati 5. Si tratta di una delle funzionalità più attese, specie dai creator professionisti. Un segnale del fatto che Instagram sa ascoltare la sua utenza e non è al solo inseguimento delle strategie del rivale TikTok.

E tu, sai ascoltare il tuo target e individuare dove andrà la tua comunicazione? Raccontaci i tuoi obiettivi, troveremo insieme la strategia su misura per te!

Musica e accessibilita’: Il piacere di ascoltare un concerto

Sara indossa il maglione che ha scelto da giorni per la serata. Sente la lana soffice sulla pelle: vestita così si sentirà a suo agio. E poi il maglione è verde, e verde è il colore di tutto ciò che per lei significa poesia: la primavera, una parola che le fa vibrare un’emozione dentro, una foglia nuova, fresca al tatto, i mondi dentro gli sguardi degli amici con cui si incontrerà tra poco, sotto casa. 

Non sta più nella pelle: aspetta questa serata da settimane e sa che ne vorrà registrare ogni attimo. È così raro per lei potersi immergere per davvero in un’esperienza insieme agli altri, poter raccogliere impressioni di cui parlare e discutere, vivere e condividere un evento con chi le sta intorno, e conservarne le sensazioni in un ricordo di felicità. 

Vede lo schermo del cellulare illuminarsi: “Siamo qua sotto”, legge. Veloce infila le ultime cose in borsa, chiude la zip della giacca e si precipita lungo le scale. Non vede l’ora di gustarsi ogni sapore di questa serata, di riabbracciare chi non vede da un po’ e sentirsi trasportare altrove da luci, volti, stimoli. 

E sì, inutile negarlo: Sara scalpita da settimane per entrare al Teatro Juvarra e ascoltare un po’ di buona musica! 

Sara è una ragazza non udente e quello a cui sta per partecipare è Sunset in a cup, il concerto accessibile in programma il 3 marzo 2023, Giornata Mondiale dell’Udito, al Teatro Juvarra di Torino. Protagonisti saranno la cantautrice Cecilia, e la musica in ogni sua forma. 

Hai letto bene: un concerto per tutti, udenti e non. Com’è possibile? Grazie agli altri sensi! Vista e tatto possono intercettare vibrazioni sonore impercettibili agli udenti, regalando così il piacere di un’esperienza di ascolto e condivisione. Bastano poche attenzioni e un concerto può trasformarsi in un’occasione di festa, gioia e in un’esperienza piacevole per tutti.

Perché la musica unisce, e perché essere non udente non significa non poter godere della buona musica: come ci spiegheremmo, altrimenti, la storia di Beethoven?!

Sunset in a cup è il progetto musicale della cantautrice Cecilia in cui le liriche della poetessa americana Emily Dickinson diventano testi di canzoni pop per arpa, voce, rhodes ed elettronica. Al centro della serata ci sarà la parola poetica di Emily Dickinson che, senza uscire di casa per oltre vent’anni, ha descritto un immaginario sconfinato e profondo fatto di fiori, sentimenti ingombranti, insetti, dialoghi col divino e cose piccole osservate così da vicino da farle diventare enormi. 

Come renderemo accessibile la serata? Amplificheremo il suono con palloncini che, tenuti in mano, agevoleranno la percezione delle intensità e dei ritmi delle vibrazioni, ma anche con un LIS performer, che interpreterà artisticamente i brani dal palco dando forma visiva alla musica, con la proiezione di testi e contenuti visivi in lingua dei segni e strutture vibranti sperimentali che materializzeranno i brani a favore di tutto il pubblico.

Il progetto è realizzato in partnership con l’Ente Nazionale Sordi sezione di Torino, ed è realizzato in crowdfunding su Eppela, grazie al contributo di MSD Salute e Banco Azzoaglio.

> Programma della serata

I trend del 2023: cosa aspettarci dal mondo digitale

Non si arresta la corsa degli sviluppi digitali che guideranno anche per questo 2023 i trend della comunicazione online. A farla da padrone nell’anno che si è appena aperto sarà infatti una novità pronta a stravolgere tutti i paradigmi che conosciamo: l’intelligenza artificiale. Come reagiranno aziende, creator e utenti davanti alle sfide del futuro? E quali strade nuove e di successo troverà il marketing? Cerchiamo di leggere tra le righe del futuro che ci aspetta!

I video: un tramonto che non arriverà

Semplicità e velocità, lo diciamo da sempre, sono le caratteristiche che rendono il video uno strumento pressoché immortale. E infatti nemmeno in questo 2023 sembra tramontare il ricorso sempre più frequente alla comunicazione a mezzo video. Se da un lato, con l’avanzamento delle tecnologie, migliorerà la qualità, dall’altro lato è ormai chiaro che chi comunica dovrà obbligatoriamente sviluppare un approccio multicanale. Nemmeno le live tramonteranno: gli streaming resistono infatti come contenuti capaci di aumentare l’engagement del pubblico grazie alla possibilità di interagire in diretta. Tutte queste osservazioni sui trend legati alla comunicazione video portano a immaginare che assisteremo a un calo dei prezzi per la produzione, e a un conseguente allargamento del bacino di utenti che si rivolgeranno a questo tipo di linguaggio, confermandone il successo e la diffusione. 

Chatbot: chi parla?

Da un bel po’ di tempo gli informatici si occupano di chatbot, programmi basati sulla raccolta di dati (aumentata a dismisura oggi, per questo parliamo di intelligenza artificiale) in grado di simulare una conversazione con l’utente e, se interrogati nel modo corretto, fornire informazioni utili. Ai prodromi dell’intelligenza artificiale ci sono proprio i chatbot, già ampiamente introdotti negli ultimi anni nel mondo del marketing per la customer care, con lo scopo di risparmiare tempo rendendo automatici diversi processi. Che la rapidità sia uno dei pilastri su cui si basa l’attuale panorama comunicativo non è una novità, ed è in tale direzione che andrà anche l’intelligenza artificiale di cui i chatbot sono solo un primo limitato esempio impiegato in processi di automazione. In futuro l’immensa mole di dati a disposizione e le nuove tecnologie raffinate dell’intelligenza artificiale potranno riguardare anche contenuti come testi, immagini e video. Sarà d’obbligo stare attenti alle novità!

Intelligenza artificiale, esperienza umana!

Tra le strategie che individuiamo nel futuro ci potrebbe essere un progressivo adattamento a tecnologie avanzate di intelligenza artificiale che guardino sempre più all’esperienza utente e alla sua capacità di coinvolgimento, personalizzando quindi la comunicazione. Ma attenzione! Tutto il rumor sull’intelligenza artificiale e le sue potenzialità non farà che aumentare il chiacchiericcio intorno a queste tecnologie, con dibattiti e con un monito sempre valido, da quando esistono i giornali: il fact-checking è importante, anche se viviamo in un mondo frenetico! Lo stesso principio vale per i canali social, che resteranno capisaldi in ottica multicanale però, con contenuti solidi in grado di costruire con gli utenti delle vere relazioni, e non solo un effimero engagement. 

 

Insomma, l’esperienza utente sembra essere al centro delle tendenze comunicative che caratterizzeranno l’anno nuovo, sia in termini di processi automatizzati, e per questo rapidi e ottimizzati, sia per facilità d’uso, soddisfazione e quindi fidelizzazione.  E tu hai già pensato a come prepararti per le sfide che i nuovi trend lanceranno alla tua comunicazione? Ti aspettiamo per parlarne insieme!

Video e formazione: un mondo da scoprire

Non ci stanchiamo mai di raccontare la straordinaria pervasività dei video, e quindi il loro potere, e la capacità di coinvolgere il pubblico. Ecco perché il tema del video si lega anche, e sempre di più dopo l’esperienza vissuta durante la pandemia, a quello della formazione. 

Smontare il filtro della lavatrice: lo cerco su Youtube. Ma… come si fa la crema pasticcera? Facile, ci sarà un video da qualche parte che lo spiega. Se da utente cerchi risposte a domande sempre più frequenti, ti sei mai messo nei panni di chi sceglie di creare dei video tutorial, e ti sei chiesto quali vantaggi ottenga e a quali strategie risponda la sua attività? Nelle logiche del video marketing digitale nulla appare per caso, e allora vediamo insieme quali sono i motivi per cui potresti pensare di implementare una strategia dedicata ai video di formazione. 

I contenuti video di maggior successo

Chi sta pensando a una formazione in video come a un noioso momento in cui stare incollato davanti a uno schermo e ascoltare qualcun altro che racconta cose, non ha un’idea del potenziale del video nel campo dell’apprendimento. Li guardiamo da desk, sul cellulare, li cerchiamo nel tempo libero per farci aiutare, oppure li seguiamo al lavoro, per imparare in modo smart. 

I video di formazione e i tutorial sono di sicuro tra i contenuti digitali di maggior successo, e sono capaci di unire la freschezza e immediatezza del linguaggio video alle necessità di ricerca di singoli privati e aziende. Ma come mai? Da una parte c’è un motivo contenutistico: sono freschi, spesso accattivanti, e permettono di visualizzare processi a volte complessi, semplificandone la comprensione. Dall’altra parte sono ottimi contenuti ottimizzabili in chiave SEO e portano traffico a siti e canali. 

Via libera dunque ad animazioni, infografiche, schemi attraverso i quali riassumere i contenuti di guide e manuali, esplicitando così in forma smart, breve e molto chiara passaggi e procedure. Altre volte nei video formativi compare un vero e proprio docente: si tratta in questo caso di contenuti dal taglio più didattico, spesso usati dalle aziende per la formazione del personale, attraverso i quali istruire, aggiornare, presentare novità. 

Un video per mostrare, un video per spiegare 

È capitato a tutti di aver seguito un corso in e-learning, o un video tutorial per capire come montare qualcosa, come curare il giardino, come cucinare. Tra i meriti e vantaggi della formazione in video c’è quello di poter materialmente mostrare procedure e attività specifiche, dando così informazioni utili all’utente che vuole risolvere un problema. Domande, e risposte: ecco come funzionano tante delle nostre ricerche online. Cerchiamo spiegazioni che ci aiutino a fare cose, a risolvere problemi, e lo facciamo sempre più attraverso i video: chiari, brevi, semplici.

Le chiavi di ricerca “come” e “quale” sono tra le più usate dagli utenti: va da sé che i video tutorial siano tra i video più cliccati,  portando la notorietà di questo tipo di contenuti a crescere sempre di più e, per un’attività, generando crescita di utenti e call to action. Gli utenti del web amano guardare i video, dunque perché non sfruttare questo trend non solo per intrattenere, per informare, ma anche per fare esplicita formazione? La psicologia insegna che le persone sono attirate dall’immagine e dalla voce delle persone, e la prassi ci spiega che nel tempo di un video le informazioni trasmesse sono maggiori rispetto, per esempio, alla lettura di un testo.

Ti affascina il mondo dei video di formazione e vorresti sviluppare una strategia che possa aiutare la tua attività? Contattaci, troveremo insieme la soluzione più adatta a te!

Instagram e i video: dalle foto ai reels, come cambia la comunicazione via social

Instagram, il social “visivo” per antonomasia. Ma cosa significa visivo? All’inizio, quando nacque, nel 2010, Instagram era un universo dedicato esclusivamente alla fotografia. Ultimamente – gli utilizzatori più assidui se ne saranno accorti – la prerogativa di questa piattaforma è cambiata: non ci sono solo più fotografie, filtri con cui modificarle e feed di scatti in palette cromatica. No, oggi Instagram è sempre più una piattaforma di contenuti visivi dinamici con features che stanno contagiando il nostro modo di utilizzare questo social: stories, innanzitutto, ma anche l’esperimento di IgTv, dal 2021 ormai in pensione, e i reels, i contenuti sempre più dominanti sulla scena. Insomma: Instagram è diventato un piccolo mondo di creazione video. 

Dalle foto ai video 

Cosa è successo a Instagram, quindi? Semplice: questa piattaforma sta accogliendo con sempre più favore i contenuti video. A selezionare questo tipo di contenuto è, neanche a dirlo, il sempre presente algoritmo, che premia contenuti meritevoli – secondo lui – di essere guardati. Contenuti che sempre più non sono foto, quindi post statici, “vecchia maniera”, ma video di vario tipo. L’orientamento dell’algoritmo non è passato affatto inosservato alla community e ai creator, ragione per cui nell’estate del 2022 si è assistito a una sorta di opposizione a una tendenza figlia di trend e mercati. 

Piccoli cambiamenti sono stati apportati da Meta, ma è lo stesso social a indicare le “preferenze” dell’algoritmo rispetto ai video: la visibilità sarà assicurata preferibilmente a contenuti in formato video verticale sotto i 90 secondi, accattivanti e non creati da altre app. Di fatto: Instagram sta invitando gli utenti a creare reel, una modalità che sfida la creatività di ciascuno in base a gradi diversi di coinvolgimento. I reel possono infatti essere “copiati” ispirandosi ad altri tra quelli che popolano il feed, ma possono anche prestarsi a mettere le mani in pasta e divertirsi con effetti e montaggi per dare vita a qualcosa di nuovo e accattivante.  

La piattaforma, in buona sostanza, oggi invita chi desideri ottenere visibilità a diventare regista del proprio brand o di se stesso: questo, naturalmente, per ora. I movimenti e le tendenze del mondo social, e di conseguenza di quello video, sono poco prevedibili e l’unico modo per stare al passo dell’algoritmo è inseguirlo. 

I video per le stories

Dire Instagram oggi è sempre più dire stories: contenuti dalla visibilità di sole 24 ore. Ultimamente le stories sono diventate uno dei contenuti più apprezzato sulla piattaforma: si tratta di un format che ben si presta a tutti quei brand che “ci mettono la faccia”, proponendo una comunicazione sbarazzina e senza filtri, dritta al pubblico. Ecco spiegato il successo crescente delle stories, che si traduce, in termini algoritmici e di piattaforma, nel tempo crescente trascorso dall’utenza a scorrere le stories per sempre più tempo, piuttosto che scorrere il feed come accadeva maggiormente fino a poco fa. 

Non stupisce così che Instagram abbia deciso di lasciare sempre più spazio ai video via stories con una serie di progressive modifiche e aggiornamenti: le stories con video potevano in origine durare 15 secondi, mentre con il nuovo aggiornamento la durata viene triplicata fino a 60 secondi. La novità sembra essere stata accolta positivamente dalla community di utenti, ma qui si pone un grande interrogativo: se le stories durano 60 secondi, cosa le differenzia dal reels?  Tutto si contagia sui social, e dunque se le stories in origine arrivano da una pratica più utilizzata su Snapchat, oggi sono sempre più simili ai contenuti di Tiktok, un altro aspetto che rende la soglia che fa differire stories da reels è sempre più labile.

Dalle stories ai reels

Niente di nuovo, quando parliamo di reels: si tratta di un forma derivato da TokTok, al quale Instagram si è convertito per non perdere utenti. Ma cosa sono i reels? Si tratta ancora una volta di video della durata di 60 secondi al massimo. Spazio alla creatività grazie a questa feature: i reel possono essere personalizzati con musica, effetti, audio e una serie di elementi. Cosa li differenzia dalla storia? Di fatto, formalmente, molto poco. È l’obiettivo a segnalare un reel, che nasce infatti come contenuto di intrattenimento: un mini reportage, qualcosa di divertente, accattivante, che si presti a un montaggio dinamico. 

E la IgTv? si domanderà qualcuno. Fine di un esperimento, oggi non del tutto sparito dal momento che Instagram permette di inserire contenuti video di lunga durata (da un minuto a un’ora): si tratta di contenuti che non saranno più archiviati nella feature IgTv, ma dentro la sezione Instagram video. 

Come dovrebbe essere ormai evidente, le possibilità che Instagram fornisce a chi abbia voglia (e tempo!) per cimentarsi con la creatività a mezzo video sono davvero tante, una sfida quotidiana per stare al passo non solo con la sterminata concorrenza, ma anche per inseguire, come dicevamo, i labili stati d’animo dell’algoritmo in perenne evoluzione. Stories, reels, ma anche video più lunghi capaci di diventare vere e proprie rubriche: la piattaforma è un grande campo di prova per tutti i creators. Avete già iniziato a dire la vostra? Se non lo avete ancora fatto possiamo aiutarvi noi!

Video strategy: l’autunno è il tuo momento!

Settembre, si sa, è un po’ come un gennaio, solo spostato tra la fine dell’estate e un nuovo autunno. E così si rientra in ufficio, riprende la scuola e con lei riprendono tante altre attività, comprese quelle che hanno a che fare con la tua comunicazione. Ci avevi mai riflettuto in termini strategici? È proprio adesso il momento perfetto per pensare alla tua video strategy da pensare, progettare e far decollare nei mesi che verranno! Come una diligente formica, da settembre in avanti puoi mettere a punto tutte le idee, i punti di forza, e individuare le criticità che ti serviranno per una stagione che riparte alla grande!

Pensare ai clienti, reali e potenziali

I video sono ovunque, ogni dispositivo ci propone ormai quotidianamente una serie pressoché continua di video, video e ancora video. Ognuno risponde a una strategia finalizzata di brand più o meno grandi, ognuno sa di rivolgersi a uno o più target. Questo è il cuore di una buona video strategy che potrai impostare in questi mesi: pensare ai clienti, ragionare su come parlare al tuo target nel modo più efficace, non solo proponendogli video al posto di foto o testi, ma facendo sì che ti ascolti, e instauri con te un dialogo, proprio attraverso il video. Per farlo c’è bisogno di un po’ di studio, di un pizzico di creatività, ma anche di pazienza: le buone relazioni sono quelle che perdurano nel tempo, e non dovrai stancarti di comunicare, magari correggendo la rotta per migliorarti giorno dopo giorno. Non esiste una ricetta perfetta per il successo, ma grazie alla capillarità dei canali social che sempre più puntano sul video, grazie a un po’ di tenacia e talento nel costruire contenuti quanto più personalizzati, la tua video strategy porterà risultati!

Identità fa rima con creatività

Da dove arriva quel video? Nel flusso quotidiano che ci investe su piattaforme on demand, canali social e sulla vecchia tv, spesso la soglia di attenzione del pubblico medio tende a scendere: il pericolo è che i contenuti video diventino sfondi incolori e voci indistinte . Sarebbe un fallimento! La tua identità è l’elemento chiave: sarà proprio lei a “bucare lo schermo” e ad agganciare l’attenzione del tuo potenziale pubblico, nonché cliente. La tua video strategy non deve mai dimenticare di mantenere l’attenzione sulla brand identity. Raccontati, e racconta il tuo mondo: le strade creative per farlo sono davvero infinite e il video è uno strumento flessibile che ti permette di piegare lo storytelling a usi, registri, toni di voce e scopi davvero vari. Potrai descrivere, generare call to action per eventi, ma anche accompagnare ed educare, coinvolgendo degli ambassador che ti diano una spinta per emergere nel mucchio. Taccuino alla mano: stai già segnando nero su bianco le idee? 

Per amor di precisione 

Dove vai senza un piano editoriale? Tra le incombenze autunnali c’è, ahinoi o per fortuna, anche la necessità di familiarizzare con un calendario e stendere con chiarezza un piano di uscite che possa distribuire armonicamente i tuoi contenuti video secondo un senso, e in base ai tuoi obiettivi e target. Lo dicevamo sopra: la tua strategia video sarà forte quanto più sarà continuativa, specialmente sui social, che oggi sono davvero pervasivi, ottimi canali per veicolare i tuoi messaggi e il tuo brand. Se avrai la pazienza di perseverare e costruirai i tuoi contenuti legandoli a un piano editoriale preciso, la strada verso il successo sarà più facile, e potrai cambiare strategia e correggere gli errori qualora variassero le condizioni e il contesto, o ti accorgessi di aver fatto passi sbagliati. 

Il pensiero dell’autunno e di tutte le sue liste di cose da affrontare ti schiaccia e non sai proprio da che parte iniziare per mettere a punto la tua video strategy, tra contenuti efficaci, idee creative e una costanza da distribuire su un solido piano editoriale? Rectv è qui per aiutarti a impostare, creare e seguire la tua strategia di comunicazione video e web: contattaci e parliamo insieme dei tuoi piani per la nuova stagione in partenza!