Creatività, intelligenza artificiale e cinema: hai mai ragionato più a fondo su cosa hanno a che fare queste parole con i termini diritto d’autore e copyright? Cerchiamo di fare chiarezza innanzitutto proprio sulle definizioni: sono loro la chiave per approfondire il grande e spinoso tema dei diritti d’autore nel mondo del video, che sta agitando l’industria cinematografica più o meno in tutto il mondo perché sembra mettere in pericolo quella scintilla creativa che è poi alla base di ogni progetto artistico capace di dirci qualcosa di nuovo.
Diritto d’autore e copyright: che differenza c’è?
Non siamo giuristi, ma proviamo ugualmente a spiegare perché non possiamo usare i termini diritto d’autore e copyright come sinonimi. Beninteso: il contesto è il medesimo, ma le differenze che si aprono tra i due concetti sono tali da fare la differenza. Quando parliamo di diritto d’autore, ci riferiamo alla paternità dell’opera, che potrebbe restare chiusa nel famoso cassetto e non essere mai fatta circolare. Questo diritto – appunto – appartiene all’autore, e fa sì che possa disporre in modo esclusivo della propria opera e impedirne eventuali modifiche, ma anche naturalmente di poterne autorizzare l’uso e riceverne compensi. Per questo motivo, il diritto d’autore include diritti morali ma anche patrimoniali, a cui potremmo collegare il copyright.
Il copyright – letteralmente diritto di copia – si riferisce infatti al diritto di sfruttamento commerciale dell’opera da parte dell’autore, garantendo così che sia l’unico a poterla sfruttare. Il copyright fa sì che tutti i diritti dell’opera siano riservati: chi dovesse usare in modo improprio l’opera, si collocherebbe fuori da questa regolamentazione, che nasce per tutelare gli autori da usi impropri delle proprie opere.
Questione di prospettiva
Si tratta naturalmente di considerare da diversi punti di vista i diritti e la proprietà dell’autore. La storia del diritto d’autore nasce nel 1791 grazie all’autore del Barbiere di Siviglia, Beaumarchais: all’epoca il diritto era sia morale che patrimoniale, una realtà che garantiva all’autore uno sfruttamento economico, e di conseguenza anche una certa libertà creativa. Le radici del copyright sono invece britanniche, e si trovano già intrecciate dalla nascita allo sfruttamento editoriale, non all’autore.
Questa considerazione ci porta all’attualità, in un panorama dove la prospettiva pare sbilanciarsi sempre più dall’autore, dalla sua centralità e dal suo potenziale creativo (da cavalcare economicamente, ça va sans dire) all’editore, a discapito di quel gioco così necessario all’arte. Soprattutto in campo audiovisivo – gli scioperi e le proteste degli ultimi anni lo evidenziano – il manico del coltello sembra essere tra le mani delle grandi aziende a capo delle piattaforme di streaming. La prospettiva si è insomma sbilanciata verso l’introito economico a netto sfavore della libertà creativa degli autori. Capitano così episodi fastidiosi e scorretti come sceneggiature modificate senza il consenso degli autori, per andare incontro all’orientamento dell’audience, cambi di montaggio, cast imposti dall’alto, colonne sonore che di originale non hanno più nulla.
A che film stiamo giocando?
Tutto questo ha forti ripercussioni sul valore del lavoro di ogni singola maestranza del complesso mondo dell’industria creativa, specie cinematografica. È chiaro che l’intelligenza artificiale e le sue presunte formule creative non aiutano, in tal senso, contribuendo invece a svalutare ulteriormente lavori che sono sempre più sottopagati e non rispettati. Oltre al vincolo economico, c’è anche un vincolo più profondo imposto dal nuovo paradigma “algoritmico”, e ha a che fare con un fastidio molto più subdolo percepito da tutti i creativi, quello che tocca la libertà, messa a repentaglio da scelte orientate solo allo sfruttamento economico.
Niente è vietato ma, come ben specifica l’articolo di Francesco Ranieri Martinotti su Atlante Treccani, si respira una certa surrettizia inibizione della libertà creativa. Innegabile l’intreccio di logiche artistiche ma anche aziendali, caratteristica che sempre più, con i cambiamenti radicali imposti dal digitale, si riscontra anche in tanti altri campi mediatici, l’informazione per prima.
Ci avevi mai riflettuto? Oppure ti è mai capitato di dover scegliere tra logica di sfruttamento e spazio per la libertà creativa tua, o del team con cui lavori? Siamo convinti che, proprio per la complessità di queste tematiche, il dialogo sia una delle vie per trovare soluzioni capaci di ascoltare tutte le campane, e per questo di approdare a risultati che sappiano sposare insieme il giusto ruolo degli autori (sceneggiatori, registi, direttori, compositori…) con un successo commerciale che, del resto, è spesso la chiave di volta per nuovi progetti creativi.
Se ti va di farci conoscere la tua opinione e di condividere esperienze, o di trovare soluzioni insieme, contattaci! Da un paio di chiacchiere possono nascere grandi idee, e grandi progetti creativi!