Dalla TV al video streaming: il caso “Mare fuori”

Netflix parla anche in italiano, lo sanno bene tutti gli appassionati spettatori di serie come “Mare fuori”, il prodotto che più di tutti gli altri italiani ha fatto registrare un successo paragonabile a quello di serie di punta internazionali. La fiction rappresenta un caso studio molto particolare per tornare a parlare di video e di streaming analizzando nuove dinamiche di comunicazione e distribuzione che hanno coinvolto anche serie ritenute “classiche” della tv nazionale, da guardare sul divano in famiglia. Sapevi che Netflix offre in catalogo anche altri titoli storici di Rai e Mediaset? “Don Matteo”, per esempio, “Un medico in famiglia”, “I Cesaroni”…

Ma cosa possiamo dedurre dal successo della serie che più di tutte ha evidenziato il potere del video streaming e del suo pubblico, e quale panorama ci presenta questo esempio per raccontarci il costante cambiamento del mercato dell’audiovisivo?

La storia di “Mare fuori”

“Mare fuori” è un prodotto pensato da Rai Fiction per Rai2, la rete dedicata a un target più giovane, che possa svecchiare la paludata platea del servizio pubblico italiano. La prima serie di “Mare fuori”, composta da 12 episodi di un’ora, va in onda regolarmente, in tv, dal settembre 2020 ottenendo un discreto successo. Successo che per certi versi è inaspettato: nonostante il target, i dati dimostrano che l’interesse può essere esteso anche a platee più generaliste, e puntata dopo puntata lo share cresce (ci stiamo riferendo ai dati che riporta Cinematografo, citando a sua volta dati elaborati da CeRTA su numeri Auditel).

Nell’autunno 2021 va in onda la seconda stagione e registra un significativo aumento del target di giovani, sul quale si innesta l’azione della piattaforma regina dei video on demand, Netflix. Il fenomeno comunicativo è interessante e parte da un accordo commerciale stretto tra Rai e la piattaforma per le prime due stagioni. La serie entra quindi nel catalogo Netflix come si entra in un acceleratore: “Mare fuori” inizia a essere sempre più cercato, fino ad accedere alla top ten delle serie italiane, e poi a quelle estere! Il decollo è notevole e fa librare in alto nelle classifiche di gradimento la terza stagione, che parte nel 2023: un vero e proprio trampolino di lancio insomma, che proietta lo streaming della serie su cifre mai viste

 

Passaparola o non solo? 

I dati ci raccontano del tentativo della Rai di sperimentare nuove strategie di distribuzione per testare le reazioni del pubblico e capire meglio le dinamiche del mercato del video on demand. La serie parte infatti sui canali classici, ma è anticipata anche su Rai Play, dove raggiunge un dato record: un ascolto medio di oltre tre milioni di persone. Come scrive Cinematografo, si tratta del “primo, grande successo per un prodotto originale italiano di fiction fuori dal perimetro della programmazione televisiva tradizionale”.

Che sia merito solo della nuova modalità di distribuzione a mezzo streaming? La questione è più complessa, come ci dimostrano casi analoghi legati al crescente successo di video che rimbalzano tra dinamiche web, scelte di contenuto e fruizione. Su “Mare fuori” si è probabilmente generato un effetto mediatico particolare in cui ha avuto un ruolo di spicco la distribuzione, certo, ma anche il passaparola social. Segno che, come ci piace ricordare, una buona strategia di comunicazione deve stare attenta a dettagli e dinamiche differenti per armonizzarli insieme e doppiare così con successo il proprio obiettivo. 

I più cattivi sostengono che sia stata proprio la Rai a non promuovere adeguatamente il prodotto, così che il suo “caso” esplodesse solo una volta approdato su Netflix. È anche vero il contrario, e cioè la capacità di Rai di sfruttare l’incremento sulla piattaforma per portare pubblico su RaiPlay. Il successo della terza stagione di “Mare fuori”, con oltre 105 milioni di visualizzazioni in solo un mese su RaiPlay, racconta di come Viale Mazzini abbia “acceso la miccia” fuori da casa propria, riuscendo tuttavia ad attirare poi il pubblico sui propri canali

Evoluzione del mercato, innovazione tecnologica, ma anche comunicazione: c’è un intreccio di fattori dietro l’ascesa di “Mare fuori”. È un fenomeno da non sottovalutare, evitando di gridare al miracolo o all’incapacità dei soggetti coinvolti, e concentrandosi invece sull’analisi di tutte le sfaccettature che abbiamo cercato di evidenziare. Il target, da non dare mai per scontato, la qualità del prodotto, la distribuzione, ma soprattutto l’intera strategia di comunicazione nella sua complessità. Studiata a tavolino o meno, è stata certamente la modalità di presentazione e comunicazione della serie a coronarne il successo. 

Cosa dici, è tempo di dedicarti a una corretta strategia di comunicazione per fare il grande salto? Siamo a tua disposizione per costruire una comunicazione ad hoc e fare del tuo brand e dei tuoi prodotti la nuova “Mare fuori”! 

Netflix: Questione di sostenibilità, o c’è dell’altro?

Sarà capitato anche a te: condividere l’account di Netflix con amici, cugini, o persone con le quali veniva comodo dividere i costi dell’abbonamento, o semplicemente alle quali ti faceva piacere dedicare il favore. Ora la policy della più nota piattaforma di streaming online è cambiata, e così le regole sulla condivisione della password e i piani tariffari proposti. Questione di sostenibilità, o c’è dell’altro? Ripercorriamo il fenomeno insieme. 

Era marzo 2023 quando Netflix annunciava il cambiamento implementato poi nel mese di maggio, e cioè: 

  • Gli abbonamenti con account condiviso dovranno fare riferimento a un unico nucleo familiare che usi lo stesso indirizzo IP
  • Il costo mensile varierà, e saranno aggiunte pubblicità per chi ha un unico account

“L’account Netflix è destinato a un unico nucleo domestico, ovvero a te e a chi vive con te” diceva la mail inviata agli abbonati. Chi vive con un abbonato, e usa la stessa rete. Regole che intaccano in modo evidente le abitudini di fruizione. Ma se si hanno amici, parenti lontani, se ci sono di mezzo rotture di coppia? Tutto risolvibile per la piattaforma: o si crea un nuovo profilo, quindi un nuovo “nucleo domestico”, oppure si utilizza la funziona “aggiungi utente”, ma l’azione costa. Per l’esattezza 4.99 euro al mese, a carico di chi sottoscrive l’abbonamento. Nessun cambiamento per i prezzi, se non che con il piano Standard sarà possibile aggiungere un solo utente in più, due con il piano Premium.

In che modo l’azienda capisce che un utente è o meno collegato alla rete familiare? Tramite l’indirizzo IP, per questo Netflix ha invitato a verificare i dispositivi collegati all’account attraverso un apposito link con cui “togliere” chi non facesse parte del nucleo familiare. Un altro dettaglio interessante è che Netflix continuerà a considerare una connessione primaria associata a un account solo guardando almeno un contenuto ogni 31 giorni con uno dei dispositivi collegati. Se, infine, ci si collega da un dispositivo fuori casa, sarà inviato un messaggio di verifica al titolare dell’account. 

Di fronte a uno smisurato ventaglio di contenuti di ogni tipo, costantemente aggiornati a un folle ritmo che sta causando anche ingenti problemi ai lavoratori del settore, le piattaforme hanno sempre proposto i loro prodotti a pagamento, senza disturbo pubblicitario.  “Più di 100 milioni di famiglie condividono il loro account, il che influisce sulla nostra capacità di investire in grandi film e serie TV” si leggeva in un comunicato di febbraio 2023 dell’azienda. Si può quindi pensare che la scelta di impedire la condivisione degli account, o meglio di renderla più complessa, controllandola in modo più stringente, sia stata fatta per motivi di sostenibilità aziendale: Netflix non solo acquista serie, ma le produce, il che implica una maggior forza di investimento. Forza ripagata: Netflix resta la piattaforma di maggior successo attualmente in circolazione. 

L’operazione sugli account appare però una sorta di forzatura di abitudini condivise che si lega a logiche di produzione e che ha il mero scopo di costringere gli utenti utilizzatori a pagare una quota: non si scappa, insomma, l’era delle condivisioni a cuor leggero sembra proprio finita. E se fosse arrivato il momento di ripensare seriamente alle nostre abitudini di utenti di prodotti audiovisivi inserendole in un contesto storico cambiato radicalmente negli ultimi anni? Cosa potremmo raccontarci di noi, della nostra dieta mediatica, del marketing e del sistema di intrattenimento dentro al quale viviamo e dal quale, forse, siamo anche un po’ assoggettati?

Se la sostenibilità nei video è anche la tua prerogativa, contattaci: RecTv è la webagency che si mette a disposizione dei tuoi progetti tagliandoli su misura e strutturandoli insieme a te! 

TikTok e l’evoluzione dei social: dove stiamo andando?

Registra oltre un miliardo di utenti in tutto il mondo: TikTok è una fucina inesauribile di contenuti, mode e creazioni digitali. Non stupisce scoprire che è proprio da questo ambiente in perenne espansione e in costante ridefinizione che continuano ad arrivare trend e influenze capaci di ribaltare le nostre idee sui contenuti e sul loro modo di comunicare e “funzionare” al meglio. Ma in che direzione sta andando la piattaforma, e cosa potrebbe riservarci per il futuro? 

Cercare cose su TikTok

Che TikTok sia terreno d’elezione per la GenZ è confermato non solo dai dati anagrafici, ma dall’esplodere di fenomeni di contaminazione intermediatica che mettono in connessione canali, contenuti e linguaggi diversi proprio attraverso l’azione degli utenti di questa fascia di età. Un esempio? Mare Fuori, la fiction tv campione di ascolti con numeri che si sono riverberati anche sulla piattaforma social, un luogo digitale dove i ragazzi e le ragazze della GenZ sembrano riuscire a comunicare meglio. A confermare questo successo sarebbe anche l’uso sempre più diffuso di Tik Tok come motore di ricerca, alla stregua di Google. La newsletter di Valerio Bassan, Ellissi, parla di un fenomeno legato almeno al 40% dell’utenza: non stupisce che lo stesso TikTok stia prendendo provvedimenti in questa direzione, con l’inserimento di nuove potenzialità per la ricerca.

Un nuovo long form

Fenomeni mediatici e nicchie: le onde modaiole e virali di TikTok sembrano alternarsi tra questi due poli di un unico sistema che, nel giro di pochi anni, si è fatto avanti imponendo i suoi linguaggi anche altrove. Ne sono un esempio i reel di Instagram. È tutto un proliferare di video che sono in genere molto brevi, costruiti per essere comprensibili anche senza contesto, e che saltano da un argomento all’altro con il puro scopo di intrattenere chi sta guardando e farlo restare quanto più possibile sulle piattaforma. E se il trend fosse destinato a cambiare, pur mantenendo la sua capacità di coinvolgimento? TikTok Series è una nuova feature che sembra occhieggiare al long form. Si tratta di una sezione che ospita approfondimenti seriali: i contenuti sono premium e protetti da paywall, e sono generati dai creator per raccontare le proprie idee e storie. 

Ma Instagram non si ferma

Tutto si influenza nel panorama mediatico e digitale, è cosa nota. Per questo anche Instagram non è fermo ad aspettare le prossime mosse di TikTok. Sono due le nuove feature da poco tirate fuori dalla piattaforma nata per le foto e trasformata di recente a misura del mondo video. Da un lato è cambiato l’approccio all’editing: il programma di montaggi per reel è diventato più accessibile e friendly, con tutti gli strumenti a portata di mano e agevolazioni per la scelta dei brani e degli hashtag, ma anche con utili statistiche comode per capire le criticità del montaggio. Dall’altro la novità riguarda i link in bio, che sono diventati 5. Si tratta di una delle funzionalità più attese, specie dai creator professionisti. Un segnale del fatto che Instagram sa ascoltare la sua utenza e non è al solo inseguimento delle strategie del rivale TikTok.

E tu, sai ascoltare il tuo target e individuare dove andrà la tua comunicazione? Raccontaci i tuoi obiettivi, troveremo insieme la strategia su misura per te!

I trend del 2023: cosa aspettarci dal mondo digitale

Non si arresta la corsa degli sviluppi digitali che guideranno anche per questo 2023 i trend della comunicazione online. A farla da padrone nell’anno che si è appena aperto sarà infatti una novità pronta a stravolgere tutti i paradigmi che conosciamo: l’intelligenza artificiale. Come reagiranno aziende, creator e utenti davanti alle sfide del futuro? E quali strade nuove e di successo troverà il marketing? Cerchiamo di leggere tra le righe del futuro che ci aspetta!

I video: un tramonto che non arriverà

Semplicità e velocità, lo diciamo da sempre, sono le caratteristiche che rendono il video uno strumento pressoché immortale. E infatti nemmeno in questo 2023 sembra tramontare il ricorso sempre più frequente alla comunicazione a mezzo video. Se da un lato, con l’avanzamento delle tecnologie, migliorerà la qualità, dall’altro lato è ormai chiaro che chi comunica dovrà obbligatoriamente sviluppare un approccio multicanale. Nemmeno le live tramonteranno: gli streaming resistono infatti come contenuti capaci di aumentare l’engagement del pubblico grazie alla possibilità di interagire in diretta. Tutte queste osservazioni sui trend legati alla comunicazione video portano a immaginare che assisteremo a un calo dei prezzi per la produzione, e a un conseguente allargamento del bacino di utenti che si rivolgeranno a questo tipo di linguaggio, confermandone il successo e la diffusione. 

Chatbot: chi parla?

Da un bel po’ di tempo gli informatici si occupano di chatbot, programmi basati sulla raccolta di dati (aumentata a dismisura oggi, per questo parliamo di intelligenza artificiale) in grado di simulare una conversazione con l’utente e, se interrogati nel modo corretto, fornire informazioni utili. Ai prodromi dell’intelligenza artificiale ci sono proprio i chatbot, già ampiamente introdotti negli ultimi anni nel mondo del marketing per la customer care, con lo scopo di risparmiare tempo rendendo automatici diversi processi. Che la rapidità sia uno dei pilastri su cui si basa l’attuale panorama comunicativo non è una novità, ed è in tale direzione che andrà anche l’intelligenza artificiale di cui i chatbot sono solo un primo limitato esempio impiegato in processi di automazione. In futuro l’immensa mole di dati a disposizione e le nuove tecnologie raffinate dell’intelligenza artificiale potranno riguardare anche contenuti come testi, immagini e video. Sarà d’obbligo stare attenti alle novità!

Intelligenza artificiale, esperienza umana!

Tra le strategie che individuiamo nel futuro ci potrebbe essere un progressivo adattamento a tecnologie avanzate di intelligenza artificiale che guardino sempre più all’esperienza utente e alla sua capacità di coinvolgimento, personalizzando quindi la comunicazione. Ma attenzione! Tutto il rumor sull’intelligenza artificiale e le sue potenzialità non farà che aumentare il chiacchiericcio intorno a queste tecnologie, con dibattiti e con un monito sempre valido, da quando esistono i giornali: il fact-checking è importante, anche se viviamo in un mondo frenetico! Lo stesso principio vale per i canali social, che resteranno capisaldi in ottica multicanale però, con contenuti solidi in grado di costruire con gli utenti delle vere relazioni, e non solo un effimero engagement. 

 

Insomma, l’esperienza utente sembra essere al centro delle tendenze comunicative che caratterizzeranno l’anno nuovo, sia in termini di processi automatizzati, e per questo rapidi e ottimizzati, sia per facilità d’uso, soddisfazione e quindi fidelizzazione.  E tu hai già pensato a come prepararti per le sfide che i nuovi trend lanceranno alla tua comunicazione? Ti aspettiamo per parlarne insieme!

Video e formazione: un mondo da scoprire

Non ci stanchiamo mai di raccontare la straordinaria pervasività dei video, e quindi il loro potere, e la capacità di coinvolgere il pubblico. Ecco perché il tema del video si lega anche, e sempre di più dopo l’esperienza vissuta durante la pandemia, a quello della formazione. 

Smontare il filtro della lavatrice: lo cerco su Youtube. Ma… come si fa la crema pasticcera? Facile, ci sarà un video da qualche parte che lo spiega. Se da utente cerchi risposte a domande sempre più frequenti, ti sei mai messo nei panni di chi sceglie di creare dei video tutorial, e ti sei chiesto quali vantaggi ottenga e a quali strategie risponda la sua attività? Nelle logiche del video marketing digitale nulla appare per caso, e allora vediamo insieme quali sono i motivi per cui potresti pensare di implementare una strategia dedicata ai video di formazione. 

I contenuti video di maggior successo

Chi sta pensando a una formazione in video come a un noioso momento in cui stare incollato davanti a uno schermo e ascoltare qualcun altro che racconta cose, non ha un’idea del potenziale del video nel campo dell’apprendimento. Li guardiamo da desk, sul cellulare, li cerchiamo nel tempo libero per farci aiutare, oppure li seguiamo al lavoro, per imparare in modo smart. 

I video di formazione e i tutorial sono di sicuro tra i contenuti digitali di maggior successo, e sono capaci di unire la freschezza e immediatezza del linguaggio video alle necessità di ricerca di singoli privati e aziende. Ma come mai? Da una parte c’è un motivo contenutistico: sono freschi, spesso accattivanti, e permettono di visualizzare processi a volte complessi, semplificandone la comprensione. Dall’altra parte sono ottimi contenuti ottimizzabili in chiave SEO e portano traffico a siti e canali. 

Via libera dunque ad animazioni, infografiche, schemi attraverso i quali riassumere i contenuti di guide e manuali, esplicitando così in forma smart, breve e molto chiara passaggi e procedure. Altre volte nei video formativi compare un vero e proprio docente: si tratta in questo caso di contenuti dal taglio più didattico, spesso usati dalle aziende per la formazione del personale, attraverso i quali istruire, aggiornare, presentare novità. 

Un video per mostrare, un video per spiegare 

È capitato a tutti di aver seguito un corso in e-learning, o un video tutorial per capire come montare qualcosa, come curare il giardino, come cucinare. Tra i meriti e vantaggi della formazione in video c’è quello di poter materialmente mostrare procedure e attività specifiche, dando così informazioni utili all’utente che vuole risolvere un problema. Domande, e risposte: ecco come funzionano tante delle nostre ricerche online. Cerchiamo spiegazioni che ci aiutino a fare cose, a risolvere problemi, e lo facciamo sempre più attraverso i video: chiari, brevi, semplici.

Le chiavi di ricerca “come” e “quale” sono tra le più usate dagli utenti: va da sé che i video tutorial siano tra i video più cliccati,  portando la notorietà di questo tipo di contenuti a crescere sempre di più e, per un’attività, generando crescita di utenti e call to action. Gli utenti del web amano guardare i video, dunque perché non sfruttare questo trend non solo per intrattenere, per informare, ma anche per fare esplicita formazione? La psicologia insegna che le persone sono attirate dall’immagine e dalla voce delle persone, e la prassi ci spiega che nel tempo di un video le informazioni trasmesse sono maggiori rispetto, per esempio, alla lettura di un testo.

Ti affascina il mondo dei video di formazione e vorresti sviluppare una strategia che possa aiutare la tua attività? Contattaci, troveremo insieme la soluzione più adatta a te!

Instagram e i video: dalle foto ai reels, come cambia la comunicazione via social

Instagram, il social “visivo” per antonomasia. Ma cosa significa visivo? All’inizio, quando nacque, nel 2010, Instagram era un universo dedicato esclusivamente alla fotografia. Ultimamente – gli utilizzatori più assidui se ne saranno accorti – la prerogativa di questa piattaforma è cambiata: non ci sono solo più fotografie, filtri con cui modificarle e feed di scatti in palette cromatica. No, oggi Instagram è sempre più una piattaforma di contenuti visivi dinamici con features che stanno contagiando il nostro modo di utilizzare questo social: stories, innanzitutto, ma anche l’esperimento di IgTv, dal 2021 ormai in pensione, e i reels, i contenuti sempre più dominanti sulla scena. Insomma: Instagram è diventato un piccolo mondo di creazione video. 

Dalle foto ai video 

Cosa è successo a Instagram, quindi? Semplice: questa piattaforma sta accogliendo con sempre più favore i contenuti video. A selezionare questo tipo di contenuto è, neanche a dirlo, il sempre presente algoritmo, che premia contenuti meritevoli – secondo lui – di essere guardati. Contenuti che sempre più non sono foto, quindi post statici, “vecchia maniera”, ma video di vario tipo. L’orientamento dell’algoritmo non è passato affatto inosservato alla community e ai creator, ragione per cui nell’estate del 2022 si è assistito a una sorta di opposizione a una tendenza figlia di trend e mercati. 

Piccoli cambiamenti sono stati apportati da Meta, ma è lo stesso social a indicare le “preferenze” dell’algoritmo rispetto ai video: la visibilità sarà assicurata preferibilmente a contenuti in formato video verticale sotto i 90 secondi, accattivanti e non creati da altre app. Di fatto: Instagram sta invitando gli utenti a creare reel, una modalità che sfida la creatività di ciascuno in base a gradi diversi di coinvolgimento. I reel possono infatti essere “copiati” ispirandosi ad altri tra quelli che popolano il feed, ma possono anche prestarsi a mettere le mani in pasta e divertirsi con effetti e montaggi per dare vita a qualcosa di nuovo e accattivante.  

La piattaforma, in buona sostanza, oggi invita chi desideri ottenere visibilità a diventare regista del proprio brand o di se stesso: questo, naturalmente, per ora. I movimenti e le tendenze del mondo social, e di conseguenza di quello video, sono poco prevedibili e l’unico modo per stare al passo dell’algoritmo è inseguirlo. 

I video per le stories

Dire Instagram oggi è sempre più dire stories: contenuti dalla visibilità di sole 24 ore. Ultimamente le stories sono diventate uno dei contenuti più apprezzato sulla piattaforma: si tratta di un format che ben si presta a tutti quei brand che “ci mettono la faccia”, proponendo una comunicazione sbarazzina e senza filtri, dritta al pubblico. Ecco spiegato il successo crescente delle stories, che si traduce, in termini algoritmici e di piattaforma, nel tempo crescente trascorso dall’utenza a scorrere le stories per sempre più tempo, piuttosto che scorrere il feed come accadeva maggiormente fino a poco fa. 

Non stupisce così che Instagram abbia deciso di lasciare sempre più spazio ai video via stories con una serie di progressive modifiche e aggiornamenti: le stories con video potevano in origine durare 15 secondi, mentre con il nuovo aggiornamento la durata viene triplicata fino a 60 secondi. La novità sembra essere stata accolta positivamente dalla community di utenti, ma qui si pone un grande interrogativo: se le stories durano 60 secondi, cosa le differenzia dal reels?  Tutto si contagia sui social, e dunque se le stories in origine arrivano da una pratica più utilizzata su Snapchat, oggi sono sempre più simili ai contenuti di Tiktok, un altro aspetto che rende la soglia che fa differire stories da reels è sempre più labile.

Dalle stories ai reels

Niente di nuovo, quando parliamo di reels: si tratta di un forma derivato da TokTok, al quale Instagram si è convertito per non perdere utenti. Ma cosa sono i reels? Si tratta ancora una volta di video della durata di 60 secondi al massimo. Spazio alla creatività grazie a questa feature: i reel possono essere personalizzati con musica, effetti, audio e una serie di elementi. Cosa li differenzia dalla storia? Di fatto, formalmente, molto poco. È l’obiettivo a segnalare un reel, che nasce infatti come contenuto di intrattenimento: un mini reportage, qualcosa di divertente, accattivante, che si presti a un montaggio dinamico. 

E la IgTv? si domanderà qualcuno. Fine di un esperimento, oggi non del tutto sparito dal momento che Instagram permette di inserire contenuti video di lunga durata (da un minuto a un’ora): si tratta di contenuti che non saranno più archiviati nella feature IgTv, ma dentro la sezione Instagram video. 

Come dovrebbe essere ormai evidente, le possibilità che Instagram fornisce a chi abbia voglia (e tempo!) per cimentarsi con la creatività a mezzo video sono davvero tante, una sfida quotidiana per stare al passo non solo con la sterminata concorrenza, ma anche per inseguire, come dicevamo, i labili stati d’animo dell’algoritmo in perenne evoluzione. Stories, reels, ma anche video più lunghi capaci di diventare vere e proprie rubriche: la piattaforma è un grande campo di prova per tutti i creators. Avete già iniziato a dire la vostra? Se non lo avete ancora fatto possiamo aiutarvi noi!

Video strategy: l’autunno è il tuo momento!

Settembre, si sa, è un po’ come un gennaio, solo spostato tra la fine dell’estate e un nuovo autunno. E così si rientra in ufficio, riprende la scuola e con lei riprendono tante altre attività, comprese quelle che hanno a che fare con la tua comunicazione. Ci avevi mai riflettuto in termini strategici? È proprio adesso il momento perfetto per pensare alla tua video strategy da pensare, progettare e far decollare nei mesi che verranno! Come una diligente formica, da settembre in avanti puoi mettere a punto tutte le idee, i punti di forza, e individuare le criticità che ti serviranno per una stagione che riparte alla grande!

Pensare ai clienti, reali e potenziali

I video sono ovunque, ogni dispositivo ci propone ormai quotidianamente una serie pressoché continua di video, video e ancora video. Ognuno risponde a una strategia finalizzata di brand più o meno grandi, ognuno sa di rivolgersi a uno o più target. Questo è il cuore di una buona video strategy che potrai impostare in questi mesi: pensare ai clienti, ragionare su come parlare al tuo target nel modo più efficace, non solo proponendogli video al posto di foto o testi, ma facendo sì che ti ascolti, e instauri con te un dialogo, proprio attraverso il video. Per farlo c’è bisogno di un po’ di studio, di un pizzico di creatività, ma anche di pazienza: le buone relazioni sono quelle che perdurano nel tempo, e non dovrai stancarti di comunicare, magari correggendo la rotta per migliorarti giorno dopo giorno. Non esiste una ricetta perfetta per il successo, ma grazie alla capillarità dei canali social che sempre più puntano sul video, grazie a un po’ di tenacia e talento nel costruire contenuti quanto più personalizzati, la tua video strategy porterà risultati!

Identità fa rima con creatività

Da dove arriva quel video? Nel flusso quotidiano che ci investe su piattaforme on demand, canali social e sulla vecchia tv, spesso la soglia di attenzione del pubblico medio tende a scendere: il pericolo è che i contenuti video diventino sfondi incolori e voci indistinte . Sarebbe un fallimento! La tua identità è l’elemento chiave: sarà proprio lei a “bucare lo schermo” e ad agganciare l’attenzione del tuo potenziale pubblico, nonché cliente. La tua video strategy non deve mai dimenticare di mantenere l’attenzione sulla brand identity. Raccontati, e racconta il tuo mondo: le strade creative per farlo sono davvero infinite e il video è uno strumento flessibile che ti permette di piegare lo storytelling a usi, registri, toni di voce e scopi davvero vari. Potrai descrivere, generare call to action per eventi, ma anche accompagnare ed educare, coinvolgendo degli ambassador che ti diano una spinta per emergere nel mucchio. Taccuino alla mano: stai già segnando nero su bianco le idee? 

Per amor di precisione 

Dove vai senza un piano editoriale? Tra le incombenze autunnali c’è, ahinoi o per fortuna, anche la necessità di familiarizzare con un calendario e stendere con chiarezza un piano di uscite che possa distribuire armonicamente i tuoi contenuti video secondo un senso, e in base ai tuoi obiettivi e target. Lo dicevamo sopra: la tua strategia video sarà forte quanto più sarà continuativa, specialmente sui social, che oggi sono davvero pervasivi, ottimi canali per veicolare i tuoi messaggi e il tuo brand. Se avrai la pazienza di perseverare e costruirai i tuoi contenuti legandoli a un piano editoriale preciso, la strada verso il successo sarà più facile, e potrai cambiare strategia e correggere gli errori qualora variassero le condizioni e il contesto, o ti accorgessi di aver fatto passi sbagliati. 

Il pensiero dell’autunno e di tutte le sue liste di cose da affrontare ti schiaccia e non sai proprio da che parte iniziare per mettere a punto la tua video strategy, tra contenuti efficaci, idee creative e una costanza da distribuire su un solido piano editoriale? Rectv è qui per aiutarti a impostare, creare e seguire la tua strategia di comunicazione video e web: contattaci e parliamo insieme dei tuoi piani per la nuova stagione in partenza! 

Concerti e contenuti dinamici: come la musica dal vivo comunica sui social

Estate, tempo di sole, spiaggia, vacanza. Tempo di concerti, ora che le chiusure da pandemia sembrano essere alle spalle. Ecco allora tour, palazzetti pieni e arene che tornano a ospitare grandi star della musica italiana e internazionale lasciando cartoline indelebili nei ricordi estivi. 

Cartoline che, ormai lo sappiamo, sono sempre più oggetti digitali, si tratti di selfie scattati sotto il palco, post che citano canzoni e immortalano la folla, ma anche e soprattutto video e contenuti dinamici come quelli che popolano Instagram, il social sulla cresta dell’onda nell’estate 2022. Con le sue stories, reels e post è una delle piattaforme predilette dal pubblico dei concerti per far vedere e vivere l’esperienza anche attraverso lo schermo. Non a caso il marketing dei concerti si orienta molto su questo canale per dialogare con le fan base e alimentare il funnel, dalla vendita biglietti all’engagement degli appassionati. 

Jova Beach party: quando i social vengono al concerto

Un esempio tra i più macroscopici dell’ultimo periodo? Il Jova Beach party, un concerto allargato che Lorenzo Cherubini presenta come una festa estiva sulla spiaggia. Un tour lungo un’estate con una lista di ospiti ricchissima. Alla sua seconda edizione dopo il 2019, il Jova Beach party è un festival portatile che ha fatto del suo villaggio sulla spiaggia pieno di musica e divertimento il fulcro di interessanti campagne video e social.  

Si tratta infatti di un colossale progetto comunicativo che coinvolge uno dei personaggi più noti della musica italiana e che, per la sua natura speciale e fuori dalla norma, si è posto anche obiettivi etici come quello di parlare di ambiente. La platea cui la comunicazione del JBP si rivolge è vastissima, il target variegato e l’obiettivo ambizioso, una sfida ideale per lavorare sul topic da porre al centro del progetto comunicativo. 

E come, se non attraverso il marketing social? Tutto è innovativo al Jova Beach Party: il format, lo scopo, l’esperienza dal vivo ma anche quella virtuale, via video e social, ormai l’inevitabile contraltare. JBC è su Instagram, Facebook, ma anche su un’apposita app mobile che racconta dei luoghi in cui si svolge il concerto, che offre merchandising e dalla quale si può ascoltare la radio dedicata. I profili social forniscono attraverso una varietà di contenuti informazioni ma anche intrattenimento, per espandere la festa nel tempo e nello spazio. 

Marketing dal vivo attraverso le stories

Si chiama marketing esperienziale, e il Jova Beach party ne è forse uno dei più limpidi esempi nel contesto dei concerti e della musica dal vivo, complice anche la sua immensa e variopinta carovana che lo ha reso un vero e proprio brand che, come tale, comunica e si vende attraverso lo storytelling dinamico e agile dei social. E che attira altri brand, da cui le tante collaborazioni con marchi e aziende. 

Video, stories e reels, soprattutto, sono diventati i cavalli di battaglia di una comunicazione il cui scopo è protrarre l’esperienza dal vivo che si è vissuta, espanderla e condividerla oltre i suoi confini, surfando sull’onda dell’engagement generato dai social, specie con contenuti dinamici, freschi, rapidi e diffusissimi come stories e reels. Che questi contenuti, occhieggianti a TikTok, siano sempre più premiati dall’algoritmo è del resto uno dei trend dell’estate 2022. 

Lo staff del Jova Beach party lo sa bene, e mentre lavora in questo senso apre anche altri canali. La collaborazione con TIM ha fatto arrivare al villaggio, per la prima volta, il metaverso, ovvero il Jovaverso, area virtuale dove scoprire il backstage dell’organizzazione. Potere alla tecnologia: con Oculus e avatar si potrà esplorare un universo ricostruito in sound system, con le canzoni di Jova e i saluti lasciati dagli altri fan, con versi delle canzoni e gadget. Il Jovaverso è realizzato sulla piattaforma proprietaria di eXtended Reality e sarà disponibile nell’area TIM in tutte le tappe del Jova Beach Party 2022. Un altro tassello di una rete comunicativa molto potente. 

Promuovere concerti e live sui social

Esempi così autorevoli evidenziano il ruolo decisivo dei social e le infinite possibilità dei loro contenuti video e dinamici. Il social, come abbiamo detto, estende l’evento rendendolo comunicativo e attraente già prima, durante e oltre, raggiungendo così notevoli vette di visibilità. Non ci si improvvisa comunicatori video sui social, ragione per cui ogni mossa finalizzata al marketing del concerto andrà attentamente pianificata per poter essere messa in atto nel momento giusto o, eventualmente, per poter prendere le necessarie contromisure e cambiare strategia per tempo. Lo raccontiamo spesso: pianificare e progettare sono i pilastri di una buona comunicazione! 

Un tot di tempo prima del concerto, lo staff del gruppo o del cantante inizia a farsi riconoscere sulla rete destando curiosità e agganciando l’attenzione. Lo fa, per esempio, con la creazione di un hashtag ufficiale al quale ricondurre i contenuti legati a quel tour, a quel nome o a quell’occasione. Seconda garanzia di successo è aumentare i follower, così da arrivare all’evento con una fan-base davvero solida. E poi spazio al piano dei contenuti, con video e stories che raccontino il concerto rendendolo unico già nella fase preliminare. 

Alcune idee? Il social wall, per rendere visibili a grandi numeri di persone i contenuti, ma anche appositi corner dotati di pannelli o grafiche per scattarsi selfie o fare stories e video. Il piano non si esaurisce certo durante l’evento: tutto il materiale raccolto può diventare stories, video di ricordo, gallery, nonché preziosa fonte di dati per analizzare il target. Insomma: il video non smette di essere una fonte di ispirazione anche in momenti di svago e festa. Pronti al prossimo concerto vissuto non solo da fan, ma con gli occhi attenti dei comunicatori?!

Chi è di cosa si occupa un produttore esecutivo? Simone Gandolfo risponde a RecTv

L’esperienza di Simone Gandolfo nel mondo del cinema e dell’audiovisivo è sfaccettata e varia. Dopo aver fatto l’attore e aver studiato regia negli States, è oggi una delle anime di Macaia Film, una casa di produzioni video che si occupa di tutto ciò che riguarda il supporto e i servizi di produzione, per esempio la ricerca delle location, il casting per gli attori, la gestione del set e della troupe, il noleggio del materiale tecnico, la post-produzione audio e video e una serie di aspetti decisivi ma non sempre sotto i riflettori. Insieme a Simone Gandolfo abbiamo dunque chiacchierato del mondo sfaccettato della produzione per scoprirne un po’ di più. 

Simone, partiamo dal tuo percorso: hai fatto molte cose e attraversato varie professione del mondo cinematografico, come ci racconteresti il modo in cui si è arrivato fin qui? 

«Ho iniziato facendo l’attore, anche con buoni risultati, e poi nel 2009 sono andato a studiare a New York dove sono stato per un po’ di tempo. Alla New York Film Academy ho studiato produzione e regia, ho iniziato così una carriera con un percorso da regista, ho fatto un paio di film e delle serie documentarie, e un po’ di altre cose. Però dopo essere tornato da New York è accaduto quel che accade negli States, dove è abbastanza normale che un regista o un attore abbiano la propria società. Ho incontrato un vecchio amico di infanzia, Manuel Stefanolo, e abbiamo fondato insieme Macaia Film: dal 2010 sempre più, progressivamente, la nostra attività si è incentrata sulla produzione». 

Cosa significa fare il produttore?

«Quello della produzione è un mondo un po’ sconosciuto… Non è più come, nell’immaginario comune, il produttore degli anni Settanta ha un budget e lo investire: il produttore non è solo quello, è un talent scout che trova storie che possano incontrare il gusto del mercato, talenti che si possano sviluppare, registi che possano girare queste storie, e che mette insieme la troupe e trovare i finanziamenti per realizzare tutot quanto. In Macaia Film da dieci anni facciamo sempre più questo tipo di attività, e poi lavoriamo per altre società, io come live producer, colui che generalmente si occupa della parte gestionale, Manuel come amministratore generale, colui cioè che si occupa di far quadrare i conti. Lavoriamo insieme e separati, questo è un po’ quello di cui ci occupiamo». 

Se un giovane ti chiedesse come si fa a diventare produttore, che cosa consiglieresti?

«Per fare i produttori bisogna conoscere molto bene tutti gli aspetti di questo mondo: bisogna essere curiosi, non avere paura di lavorare trenta ore al giorno e essere caratterizzati da un giusto mix di spericolatezza e piedi per terra. E poi avere l’istinto, e da lì svilupparlo: non è un talento e come tutto va sviluppato, è un seme che puoi avere oppure no, ma va coltivato».

Quello del produttore è un mestiere che sicuramente presenta difficoltà e ostacoli, quali sono gli aspetti più complessi che si possono incontrare?

«Le parti più complesse sono sempre quelle legate alle relazioni umane: hai a che fare con settanta, cento, centocinquanta persone contemporaneamente, a seconda del progetto, e devi trovare il modo di farle andare tutte d’accordo. In un ufficio un team di lavoro ci mette due anni per andare a regime, ma tu hai una serie televisiva magari per cui a disposizione hai solo quindici giorni e quindi tutti devono andare d’accordo fin da subito, altrimenti… la barca va a schiantarsi contro gli scogli! La parte delle relazioni è al sessanta per cento simile a quello che potrebbe fare uno psicanalista! Tutto questo va naturalmente associato al fatto che tu hai un budget e devi stare in quella cifra facendo il lavoro migliore possibile. È come un direttore d’orchestra: di coloro con i quali lavori ognuno ha il diritto di sentirsi solista, ma sei tu che devi capire che in quel momento è meglio se si senta il flauto, la batteria o la chitarra. Non è sempre facile e scorciatoie non ce ne sono!»

Al contrario, però, sicuramente ci sono soddisfazioni ed entusiasmi…

«Certo, per esempio due anni fa un film che abbiamo prodotto, Io sono Vera, che ha girato i più importanti festival del mondo, è finito in Cile. E insomma, quando vai a Santiago del Cile e lo vedi proiettato lì… è bello!

Ci sono fatti bizzarri, curiosi e divertenti nel tuo e nel vostro lavoro? 

«Le cose bizzarre sono all’ordine del giorno, rispetto a questo tema per esempio è capitato di dover girare con una comunità di indigeni che non aveva contatti con il mondo occidentale, e io sono dovuto andare davanti al consiglio dei saggi e stare in assemblea mentre loro consultavano gli spiriti per capire se avevamo una buona onda o no!»

Qual è la giornata tipo del produttore?

«Quando ti svegli devi pensare ai fusi orari: da te è mattino ma in India no, per esempio, quindi devi stare attento agli orari, poi apri la posta e trovi le consuete cento mail da leggere, ma prima c’è bisogno di un caffè! La giornata quasi sempre è un susseguirsi continuo di cose da fare e tu devi stare dietro a un tuo programma che varia continuamente e al quale ti devi per forza di cose adattare, cercando di tenere tutto insieme».

Di cosa ti stai occupando ora, e cosa c’è nel futuro? 

«Al momento mi sto occupando di una serie televisiva che gireremo tra Genova, Finale Ligure e Sestri Levante, il mio socio Manuel sta lavorando su altri progetti e saremo impegnati così fino all’autunno. Nel futuro un po’ meno prossimo però ritorneremo a lavorare insieme con qualche progetto internazionale che stiamo mettendo insieme». 

Live streaming: un alleato ideale per il tuo evento online

Mai come durante il periodo della pandemia abbiamo registrato un lievitare e moltiplicarsi di iniziative video in live streaming, favorite anche dalle nuove piattaforme social sempre più orientate al video.  Proposte come servizio sostitutivo, le dirette video da remoto sono oggi ormai diventate una sorta di servizio aggiuntivo per eventi di ogni tipo, dalle presentazioni alle conferenze stampa, dalle lezioni alle gare sportive. Ma che differenza c’è tra le varie tipologie di video in streaming? E a cosa può essere davvero utile la diretta video quando utilizzata durante un evento? Vediamolo insieme!

Live streaming: cosa significa

Diretta video e live streaming, cosa significa? In genere, parliamo di video che girano su internet, la cui caratteristica è però quella di essere in diretta, quasi sempre. Esistono infatti dei cosiddetti streaming on demand che, non essendo live, possono essere ripresi e interrotti o iniziati da qualsiasi momento. Lo streaming non è altro che un sistema di trasmissione dati che sfrutta la rete, e che invia pacchetti di informazioni via via, durante il suo svolgersi. 

La versatilità del live streaming sta però tutta nel suo essere in diretta, e nella possibilità di poter essere effettuato oggi attraverso la  maggior parte delle piattaforme social. Pensiamo a Facebook, dove le live sono diffuse da un po’, ma anche a Instagram e alle sue dirette. Oggi sono proprio gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia ad aver sdoganato la diretta streaming e ad averne fatto una modalità di trasmissione che spesso arricchisce eventi e permette di ampliarne il pubblico, includendo target che, per localizzazione geografica o fascia di età, altrimenti non avrebbero accesso al contenuto. 

Mai come nel periodo di quarantena domestica ed emergenza sanitaria mondiale che ha spiazzato il regolare svolgersi delle nostre vite e la nostra dieta mediatica tra il 2020 e il 2021, il potere dello streaming si è rivelato in tutta la sua efficacia. Siamo rimasti in contatto, abbiamo imparato grazie alle lezioni a distanza e condiviso chiacchiere, ma anche sfruttato lo streaming a scopi promozionali. 

Lo streaming per gli eventi

Le dirette streaming hanno lo straordinario potere di coinvolgere chi non potrà essere in loco durante un evento, un incontro, una presentazione o una conferenza stampa, ampliando notevolmente la platea di ascoltatori. Ci hai mai pensato? Tecnologie a disposizione e canali web potrebbero favorire la qualità e la circolazione dei tuoi eventi, del tuo brand o dei tuoi servizi, riuscendo grazie alla tecnologia streaming a permetterti persino di profilare il pubblico e ottenere degli utili ritorni di marketing. 

Lo streaming potrebbe rivelarsi un tuo alleato per gli eventi che reputi imperdibili, ma che possono essere costosi in termini di organizzazione e sul cui ritorno di immagine si scommettono interi piani di comunicazione. Vista l’efficacia del video marketing, l’idea di coprire con immagini filmate in diretta un evento decisivo per un’attività o un’azienda potrebbe risultare una strategia davvero vincente. 

Non dimentichiamo infine le piattaforme social, alle quali appoggiare eventualmente il tuo streaming in diretta, per offrirlo come contenuto ai tuoi follower, alle community che frequenti o, ancora, per farlo circolare ulteriormente una volta che l’evento live sarà terminato e tenerne così traccia. 

Ma come fare? E come realizzare video streaming funzionali ed efficaci? Possiamo suggerirti la soluzione ottimale: contattaci, e programmeremo insieme l’evento in video streaming che più si adatta alle tue necessità!