Video e formazione: un mondo da scoprire

Non ci stanchiamo mai di raccontare la straordinaria pervasività dei video, e quindi il loro potere, e la capacità di coinvolgere il pubblico. Ecco perché il tema del video si lega anche, e sempre di più dopo l’esperienza vissuta durante la pandemia, a quello della formazione. 

Smontare il filtro della lavatrice: lo cerco su Youtube. Ma… come si fa la crema pasticcera? Facile, ci sarà un video da qualche parte che lo spiega. Se da utente cerchi risposte a domande sempre più frequenti, ti sei mai messo nei panni di chi sceglie di creare dei video tutorial, e ti sei chiesto quali vantaggi ottenga e a quali strategie risponda la sua attività? Nelle logiche del video marketing digitale nulla appare per caso, e allora vediamo insieme quali sono i motivi per cui potresti pensare di implementare una strategia dedicata ai video di formazione. 

I contenuti video di maggior successo

Chi sta pensando a una formazione in video come a un noioso momento in cui stare incollato davanti a uno schermo e ascoltare qualcun altro che racconta cose, non ha un’idea del potenziale del video nel campo dell’apprendimento. Li guardiamo da desk, sul cellulare, li cerchiamo nel tempo libero per farci aiutare, oppure li seguiamo al lavoro, per imparare in modo smart. 

I video di formazione e i tutorial sono di sicuro tra i contenuti digitali di maggior successo, e sono capaci di unire la freschezza e immediatezza del linguaggio video alle necessità di ricerca di singoli privati e aziende. Ma come mai? Da una parte c’è un motivo contenutistico: sono freschi, spesso accattivanti, e permettono di visualizzare processi a volte complessi, semplificandone la comprensione. Dall’altra parte sono ottimi contenuti ottimizzabili in chiave SEO e portano traffico a siti e canali. 

Via libera dunque ad animazioni, infografiche, schemi attraverso i quali riassumere i contenuti di guide e manuali, esplicitando così in forma smart, breve e molto chiara passaggi e procedure. Altre volte nei video formativi compare un vero e proprio docente: si tratta in questo caso di contenuti dal taglio più didattico, spesso usati dalle aziende per la formazione del personale, attraverso i quali istruire, aggiornare, presentare novità. 

Un video per mostrare, un video per spiegare 

È capitato a tutti di aver seguito un corso in e-learning, o un video tutorial per capire come montare qualcosa, come curare il giardino, come cucinare. Tra i meriti e vantaggi della formazione in video c’è quello di poter materialmente mostrare procedure e attività specifiche, dando così informazioni utili all’utente che vuole risolvere un problema. Domande, e risposte: ecco come funzionano tante delle nostre ricerche online. Cerchiamo spiegazioni che ci aiutino a fare cose, a risolvere problemi, e lo facciamo sempre più attraverso i video: chiari, brevi, semplici.

Le chiavi di ricerca “come” e “quale” sono tra le più usate dagli utenti: va da sé che i video tutorial siano tra i video più cliccati,  portando la notorietà di questo tipo di contenuti a crescere sempre di più e, per un’attività, generando crescita di utenti e call to action. Gli utenti del web amano guardare i video, dunque perché non sfruttare questo trend non solo per intrattenere, per informare, ma anche per fare esplicita formazione? La psicologia insegna che le persone sono attirate dall’immagine e dalla voce delle persone, e la prassi ci spiega che nel tempo di un video le informazioni trasmesse sono maggiori rispetto, per esempio, alla lettura di un testo.

Ti affascina il mondo dei video di formazione e vorresti sviluppare una strategia che possa aiutare la tua attività? Contattaci, troveremo insieme la soluzione più adatta a te!

Instagram e i video: dalle foto ai reels, come cambia la comunicazione via social

Instagram, il social “visivo” per antonomasia. Ma cosa significa visivo? All’inizio, quando nacque, nel 2010, Instagram era un universo dedicato esclusivamente alla fotografia. Ultimamente – gli utilizzatori più assidui se ne saranno accorti – la prerogativa di questa piattaforma è cambiata: non ci sono solo più fotografie, filtri con cui modificarle e feed di scatti in palette cromatica. No, oggi Instagram è sempre più una piattaforma di contenuti visivi dinamici con features che stanno contagiando il nostro modo di utilizzare questo social: stories, innanzitutto, ma anche l’esperimento di IgTv, dal 2021 ormai in pensione, e i reels, i contenuti sempre più dominanti sulla scena. Insomma: Instagram è diventato un piccolo mondo di creazione video. 

Dalle foto ai video 

Cosa è successo a Instagram, quindi? Semplice: questa piattaforma sta accogliendo con sempre più favore i contenuti video. A selezionare questo tipo di contenuto è, neanche a dirlo, il sempre presente algoritmo, che premia contenuti meritevoli – secondo lui – di essere guardati. Contenuti che sempre più non sono foto, quindi post statici, “vecchia maniera”, ma video di vario tipo. L’orientamento dell’algoritmo non è passato affatto inosservato alla community e ai creator, ragione per cui nell’estate del 2022 si è assistito a una sorta di opposizione a una tendenza figlia di trend e mercati. 

Piccoli cambiamenti sono stati apportati da Meta, ma è lo stesso social a indicare le “preferenze” dell’algoritmo rispetto ai video: la visibilità sarà assicurata preferibilmente a contenuti in formato video verticale sotto i 90 secondi, accattivanti e non creati da altre app. Di fatto: Instagram sta invitando gli utenti a creare reel, una modalità che sfida la creatività di ciascuno in base a gradi diversi di coinvolgimento. I reel possono infatti essere “copiati” ispirandosi ad altri tra quelli che popolano il feed, ma possono anche prestarsi a mettere le mani in pasta e divertirsi con effetti e montaggi per dare vita a qualcosa di nuovo e accattivante.  

La piattaforma, in buona sostanza, oggi invita chi desideri ottenere visibilità a diventare regista del proprio brand o di se stesso: questo, naturalmente, per ora. I movimenti e le tendenze del mondo social, e di conseguenza di quello video, sono poco prevedibili e l’unico modo per stare al passo dell’algoritmo è inseguirlo. 

I video per le stories

Dire Instagram oggi è sempre più dire stories: contenuti dalla visibilità di sole 24 ore. Ultimamente le stories sono diventate uno dei contenuti più apprezzato sulla piattaforma: si tratta di un format che ben si presta a tutti quei brand che “ci mettono la faccia”, proponendo una comunicazione sbarazzina e senza filtri, dritta al pubblico. Ecco spiegato il successo crescente delle stories, che si traduce, in termini algoritmici e di piattaforma, nel tempo crescente trascorso dall’utenza a scorrere le stories per sempre più tempo, piuttosto che scorrere il feed come accadeva maggiormente fino a poco fa. 

Non stupisce così che Instagram abbia deciso di lasciare sempre più spazio ai video via stories con una serie di progressive modifiche e aggiornamenti: le stories con video potevano in origine durare 15 secondi, mentre con il nuovo aggiornamento la durata viene triplicata fino a 60 secondi. La novità sembra essere stata accolta positivamente dalla community di utenti, ma qui si pone un grande interrogativo: se le stories durano 60 secondi, cosa le differenzia dal reels?  Tutto si contagia sui social, e dunque se le stories in origine arrivano da una pratica più utilizzata su Snapchat, oggi sono sempre più simili ai contenuti di Tiktok, un altro aspetto che rende la soglia che fa differire stories da reels è sempre più labile.

Dalle stories ai reels

Niente di nuovo, quando parliamo di reels: si tratta di un forma derivato da TokTok, al quale Instagram si è convertito per non perdere utenti. Ma cosa sono i reels? Si tratta ancora una volta di video della durata di 60 secondi al massimo. Spazio alla creatività grazie a questa feature: i reel possono essere personalizzati con musica, effetti, audio e una serie di elementi. Cosa li differenzia dalla storia? Di fatto, formalmente, molto poco. È l’obiettivo a segnalare un reel, che nasce infatti come contenuto di intrattenimento: un mini reportage, qualcosa di divertente, accattivante, che si presti a un montaggio dinamico. 

E la IgTv? si domanderà qualcuno. Fine di un esperimento, oggi non del tutto sparito dal momento che Instagram permette di inserire contenuti video di lunga durata (da un minuto a un’ora): si tratta di contenuti che non saranno più archiviati nella feature IgTv, ma dentro la sezione Instagram video. 

Come dovrebbe essere ormai evidente, le possibilità che Instagram fornisce a chi abbia voglia (e tempo!) per cimentarsi con la creatività a mezzo video sono davvero tante, una sfida quotidiana per stare al passo non solo con la sterminata concorrenza, ma anche per inseguire, come dicevamo, i labili stati d’animo dell’algoritmo in perenne evoluzione. Stories, reels, ma anche video più lunghi capaci di diventare vere e proprie rubriche: la piattaforma è un grande campo di prova per tutti i creators. Avete già iniziato a dire la vostra? Se non lo avete ancora fatto possiamo aiutarvi noi!

Video strategy: l’autunno è il tuo momento!

Settembre, si sa, è un po’ come un gennaio, solo spostato tra la fine dell’estate e un nuovo autunno. E così si rientra in ufficio, riprende la scuola e con lei riprendono tante altre attività, comprese quelle che hanno a che fare con la tua comunicazione. Ci avevi mai riflettuto in termini strategici? È proprio adesso il momento perfetto per pensare alla tua video strategy da pensare, progettare e far decollare nei mesi che verranno! Come una diligente formica, da settembre in avanti puoi mettere a punto tutte le idee, i punti di forza, e individuare le criticità che ti serviranno per una stagione che riparte alla grande!

Pensare ai clienti, reali e potenziali

I video sono ovunque, ogni dispositivo ci propone ormai quotidianamente una serie pressoché continua di video, video e ancora video. Ognuno risponde a una strategia finalizzata di brand più o meno grandi, ognuno sa di rivolgersi a uno o più target. Questo è il cuore di una buona video strategy che potrai impostare in questi mesi: pensare ai clienti, ragionare su come parlare al tuo target nel modo più efficace, non solo proponendogli video al posto di foto o testi, ma facendo sì che ti ascolti, e instauri con te un dialogo, proprio attraverso il video. Per farlo c’è bisogno di un po’ di studio, di un pizzico di creatività, ma anche di pazienza: le buone relazioni sono quelle che perdurano nel tempo, e non dovrai stancarti di comunicare, magari correggendo la rotta per migliorarti giorno dopo giorno. Non esiste una ricetta perfetta per il successo, ma grazie alla capillarità dei canali social che sempre più puntano sul video, grazie a un po’ di tenacia e talento nel costruire contenuti quanto più personalizzati, la tua video strategy porterà risultati!

Identità fa rima con creatività

Da dove arriva quel video? Nel flusso quotidiano che ci investe su piattaforme on demand, canali social e sulla vecchia tv, spesso la soglia di attenzione del pubblico medio tende a scendere: il pericolo è che i contenuti video diventino sfondi incolori e voci indistinte . Sarebbe un fallimento! La tua identità è l’elemento chiave: sarà proprio lei a “bucare lo schermo” e ad agganciare l’attenzione del tuo potenziale pubblico, nonché cliente. La tua video strategy non deve mai dimenticare di mantenere l’attenzione sulla brand identity. Raccontati, e racconta il tuo mondo: le strade creative per farlo sono davvero infinite e il video è uno strumento flessibile che ti permette di piegare lo storytelling a usi, registri, toni di voce e scopi davvero vari. Potrai descrivere, generare call to action per eventi, ma anche accompagnare ed educare, coinvolgendo degli ambassador che ti diano una spinta per emergere nel mucchio. Taccuino alla mano: stai già segnando nero su bianco le idee? 

Per amor di precisione 

Dove vai senza un piano editoriale? Tra le incombenze autunnali c’è, ahinoi o per fortuna, anche la necessità di familiarizzare con un calendario e stendere con chiarezza un piano di uscite che possa distribuire armonicamente i tuoi contenuti video secondo un senso, e in base ai tuoi obiettivi e target. Lo dicevamo sopra: la tua strategia video sarà forte quanto più sarà continuativa, specialmente sui social, che oggi sono davvero pervasivi, ottimi canali per veicolare i tuoi messaggi e il tuo brand. Se avrai la pazienza di perseverare e costruirai i tuoi contenuti legandoli a un piano editoriale preciso, la strada verso il successo sarà più facile, e potrai cambiare strategia e correggere gli errori qualora variassero le condizioni e il contesto, o ti accorgessi di aver fatto passi sbagliati. 

Il pensiero dell’autunno e di tutte le sue liste di cose da affrontare ti schiaccia e non sai proprio da che parte iniziare per mettere a punto la tua video strategy, tra contenuti efficaci, idee creative e una costanza da distribuire su un solido piano editoriale? Rectv è qui per aiutarti a impostare, creare e seguire la tua strategia di comunicazione video e web: contattaci e parliamo insieme dei tuoi piani per la nuova stagione in partenza! 

Concerti e contenuti dinamici: come la musica dal vivo comunica sui social

Estate, tempo di sole, spiaggia, vacanza. Tempo di concerti, ora che le chiusure da pandemia sembrano essere alle spalle. Ecco allora tour, palazzetti pieni e arene che tornano a ospitare grandi star della musica italiana e internazionale lasciando cartoline indelebili nei ricordi estivi. 

Cartoline che, ormai lo sappiamo, sono sempre più oggetti digitali, si tratti di selfie scattati sotto il palco, post che citano canzoni e immortalano la folla, ma anche e soprattutto video e contenuti dinamici come quelli che popolano Instagram, il social sulla cresta dell’onda nell’estate 2022. Con le sue stories, reels e post è una delle piattaforme predilette dal pubblico dei concerti per far vedere e vivere l’esperienza anche attraverso lo schermo. Non a caso il marketing dei concerti si orienta molto su questo canale per dialogare con le fan base e alimentare il funnel, dalla vendita biglietti all’engagement degli appassionati. 

Jova Beach party: quando i social vengono al concerto

Un esempio tra i più macroscopici dell’ultimo periodo? Il Jova Beach party, un concerto allargato che Lorenzo Cherubini presenta come una festa estiva sulla spiaggia. Un tour lungo un’estate con una lista di ospiti ricchissima. Alla sua seconda edizione dopo il 2019, il Jova Beach party è un festival portatile che ha fatto del suo villaggio sulla spiaggia pieno di musica e divertimento il fulcro di interessanti campagne video e social.  

Si tratta infatti di un colossale progetto comunicativo che coinvolge uno dei personaggi più noti della musica italiana e che, per la sua natura speciale e fuori dalla norma, si è posto anche obiettivi etici come quello di parlare di ambiente. La platea cui la comunicazione del JBP si rivolge è vastissima, il target variegato e l’obiettivo ambizioso, una sfida ideale per lavorare sul topic da porre al centro del progetto comunicativo. 

E come, se non attraverso il marketing social? Tutto è innovativo al Jova Beach Party: il format, lo scopo, l’esperienza dal vivo ma anche quella virtuale, via video e social, ormai l’inevitabile contraltare. JBC è su Instagram, Facebook, ma anche su un’apposita app mobile che racconta dei luoghi in cui si svolge il concerto, che offre merchandising e dalla quale si può ascoltare la radio dedicata. I profili social forniscono attraverso una varietà di contenuti informazioni ma anche intrattenimento, per espandere la festa nel tempo e nello spazio. 

Marketing dal vivo attraverso le stories

Si chiama marketing esperienziale, e il Jova Beach party ne è forse uno dei più limpidi esempi nel contesto dei concerti e della musica dal vivo, complice anche la sua immensa e variopinta carovana che lo ha reso un vero e proprio brand che, come tale, comunica e si vende attraverso lo storytelling dinamico e agile dei social. E che attira altri brand, da cui le tante collaborazioni con marchi e aziende. 

Video, stories e reels, soprattutto, sono diventati i cavalli di battaglia di una comunicazione il cui scopo è protrarre l’esperienza dal vivo che si è vissuta, espanderla e condividerla oltre i suoi confini, surfando sull’onda dell’engagement generato dai social, specie con contenuti dinamici, freschi, rapidi e diffusissimi come stories e reels. Che questi contenuti, occhieggianti a TikTok, siano sempre più premiati dall’algoritmo è del resto uno dei trend dell’estate 2022. 

Lo staff del Jova Beach party lo sa bene, e mentre lavora in questo senso apre anche altri canali. La collaborazione con TIM ha fatto arrivare al villaggio, per la prima volta, il metaverso, ovvero il Jovaverso, area virtuale dove scoprire il backstage dell’organizzazione. Potere alla tecnologia: con Oculus e avatar si potrà esplorare un universo ricostruito in sound system, con le canzoni di Jova e i saluti lasciati dagli altri fan, con versi delle canzoni e gadget. Il Jovaverso è realizzato sulla piattaforma proprietaria di eXtended Reality e sarà disponibile nell’area TIM in tutte le tappe del Jova Beach Party 2022. Un altro tassello di una rete comunicativa molto potente. 

Promuovere concerti e live sui social

Esempi così autorevoli evidenziano il ruolo decisivo dei social e le infinite possibilità dei loro contenuti video e dinamici. Il social, come abbiamo detto, estende l’evento rendendolo comunicativo e attraente già prima, durante e oltre, raggiungendo così notevoli vette di visibilità. Non ci si improvvisa comunicatori video sui social, ragione per cui ogni mossa finalizzata al marketing del concerto andrà attentamente pianificata per poter essere messa in atto nel momento giusto o, eventualmente, per poter prendere le necessarie contromisure e cambiare strategia per tempo. Lo raccontiamo spesso: pianificare e progettare sono i pilastri di una buona comunicazione! 

Un tot di tempo prima del concerto, lo staff del gruppo o del cantante inizia a farsi riconoscere sulla rete destando curiosità e agganciando l’attenzione. Lo fa, per esempio, con la creazione di un hashtag ufficiale al quale ricondurre i contenuti legati a quel tour, a quel nome o a quell’occasione. Seconda garanzia di successo è aumentare i follower, così da arrivare all’evento con una fan-base davvero solida. E poi spazio al piano dei contenuti, con video e stories che raccontino il concerto rendendolo unico già nella fase preliminare. 

Alcune idee? Il social wall, per rendere visibili a grandi numeri di persone i contenuti, ma anche appositi corner dotati di pannelli o grafiche per scattarsi selfie o fare stories e video. Il piano non si esaurisce certo durante l’evento: tutto il materiale raccolto può diventare stories, video di ricordo, gallery, nonché preziosa fonte di dati per analizzare il target. Insomma: il video non smette di essere una fonte di ispirazione anche in momenti di svago e festa. Pronti al prossimo concerto vissuto non solo da fan, ma con gli occhi attenti dei comunicatori?!

Chi è di cosa si occupa un produttore esecutivo? Simone Gandolfo risponde a RecTv

L’esperienza di Simone Gandolfo nel mondo del cinema e dell’audiovisivo è sfaccettata e varia. Dopo aver fatto l’attore e aver studiato regia negli States, è oggi una delle anime di Macaia Film, una casa di produzioni video che si occupa di tutto ciò che riguarda il supporto e i servizi di produzione, per esempio la ricerca delle location, il casting per gli attori, la gestione del set e della troupe, il noleggio del materiale tecnico, la post-produzione audio e video e una serie di aspetti decisivi ma non sempre sotto i riflettori. Insieme a Simone Gandolfo abbiamo dunque chiacchierato del mondo sfaccettato della produzione per scoprirne un po’ di più. 

Simone, partiamo dal tuo percorso: hai fatto molte cose e attraversato varie professione del mondo cinematografico, come ci racconteresti il modo in cui si è arrivato fin qui? 

«Ho iniziato facendo l’attore, anche con buoni risultati, e poi nel 2009 sono andato a studiare a New York dove sono stato per un po’ di tempo. Alla New York Film Academy ho studiato produzione e regia, ho iniziato così una carriera con un percorso da regista, ho fatto un paio di film e delle serie documentarie, e un po’ di altre cose. Però dopo essere tornato da New York è accaduto quel che accade negli States, dove è abbastanza normale che un regista o un attore abbiano la propria società. Ho incontrato un vecchio amico di infanzia, Manuel Stefanolo, e abbiamo fondato insieme Macaia Film: dal 2010 sempre più, progressivamente, la nostra attività si è incentrata sulla produzione». 

Cosa significa fare il produttore?

«Quello della produzione è un mondo un po’ sconosciuto… Non è più come, nell’immaginario comune, il produttore degli anni Settanta ha un budget e lo investire: il produttore non è solo quello, è un talent scout che trova storie che possano incontrare il gusto del mercato, talenti che si possano sviluppare, registi che possano girare queste storie, e che mette insieme la troupe e trovare i finanziamenti per realizzare tutot quanto. In Macaia Film da dieci anni facciamo sempre più questo tipo di attività, e poi lavoriamo per altre società, io come live producer, colui che generalmente si occupa della parte gestionale, Manuel come amministratore generale, colui cioè che si occupa di far quadrare i conti. Lavoriamo insieme e separati, questo è un po’ quello di cui ci occupiamo». 

Se un giovane ti chiedesse come si fa a diventare produttore, che cosa consiglieresti?

«Per fare i produttori bisogna conoscere molto bene tutti gli aspetti di questo mondo: bisogna essere curiosi, non avere paura di lavorare trenta ore al giorno e essere caratterizzati da un giusto mix di spericolatezza e piedi per terra. E poi avere l’istinto, e da lì svilupparlo: non è un talento e come tutto va sviluppato, è un seme che puoi avere oppure no, ma va coltivato».

Quello del produttore è un mestiere che sicuramente presenta difficoltà e ostacoli, quali sono gli aspetti più complessi che si possono incontrare?

«Le parti più complesse sono sempre quelle legate alle relazioni umane: hai a che fare con settanta, cento, centocinquanta persone contemporaneamente, a seconda del progetto, e devi trovare il modo di farle andare tutte d’accordo. In un ufficio un team di lavoro ci mette due anni per andare a regime, ma tu hai una serie televisiva magari per cui a disposizione hai solo quindici giorni e quindi tutti devono andare d’accordo fin da subito, altrimenti… la barca va a schiantarsi contro gli scogli! La parte delle relazioni è al sessanta per cento simile a quello che potrebbe fare uno psicanalista! Tutto questo va naturalmente associato al fatto che tu hai un budget e devi stare in quella cifra facendo il lavoro migliore possibile. È come un direttore d’orchestra: di coloro con i quali lavori ognuno ha il diritto di sentirsi solista, ma sei tu che devi capire che in quel momento è meglio se si senta il flauto, la batteria o la chitarra. Non è sempre facile e scorciatoie non ce ne sono!»

Al contrario, però, sicuramente ci sono soddisfazioni ed entusiasmi…

«Certo, per esempio due anni fa un film che abbiamo prodotto, Io sono Vera, che ha girato i più importanti festival del mondo, è finito in Cile. E insomma, quando vai a Santiago del Cile e lo vedi proiettato lì… è bello!

Ci sono fatti bizzarri, curiosi e divertenti nel tuo e nel vostro lavoro? 

«Le cose bizzarre sono all’ordine del giorno, rispetto a questo tema per esempio è capitato di dover girare con una comunità di indigeni che non aveva contatti con il mondo occidentale, e io sono dovuto andare davanti al consiglio dei saggi e stare in assemblea mentre loro consultavano gli spiriti per capire se avevamo una buona onda o no!»

Qual è la giornata tipo del produttore?

«Quando ti svegli devi pensare ai fusi orari: da te è mattino ma in India no, per esempio, quindi devi stare attento agli orari, poi apri la posta e trovi le consuete cento mail da leggere, ma prima c’è bisogno di un caffè! La giornata quasi sempre è un susseguirsi continuo di cose da fare e tu devi stare dietro a un tuo programma che varia continuamente e al quale ti devi per forza di cose adattare, cercando di tenere tutto insieme».

Di cosa ti stai occupando ora, e cosa c’è nel futuro? 

«Al momento mi sto occupando di una serie televisiva che gireremo tra Genova, Finale Ligure e Sestri Levante, il mio socio Manuel sta lavorando su altri progetti e saremo impegnati così fino all’autunno. Nel futuro un po’ meno prossimo però ritorneremo a lavorare insieme con qualche progetto internazionale che stiamo mettendo insieme». 

Live streaming: un alleato ideale per il tuo evento online

Mai come durante il periodo della pandemia abbiamo registrato un lievitare e moltiplicarsi di iniziative video in live streaming, favorite anche dalle nuove piattaforme social sempre più orientate al video.  Proposte come servizio sostitutivo, le dirette video da remoto sono oggi ormai diventate una sorta di servizio aggiuntivo per eventi di ogni tipo, dalle presentazioni alle conferenze stampa, dalle lezioni alle gare sportive. Ma che differenza c’è tra le varie tipologie di video in streaming? E a cosa può essere davvero utile la diretta video quando utilizzata durante un evento? Vediamolo insieme!

Live streaming: cosa significa

Diretta video e live streaming, cosa significa? In genere, parliamo di video che girano su internet, la cui caratteristica è però quella di essere in diretta, quasi sempre. Esistono infatti dei cosiddetti streaming on demand che, non essendo live, possono essere ripresi e interrotti o iniziati da qualsiasi momento. Lo streaming non è altro che un sistema di trasmissione dati che sfrutta la rete, e che invia pacchetti di informazioni via via, durante il suo svolgersi. 

La versatilità del live streaming sta però tutta nel suo essere in diretta, e nella possibilità di poter essere effettuato oggi attraverso la  maggior parte delle piattaforme social. Pensiamo a Facebook, dove le live sono diffuse da un po’, ma anche a Instagram e alle sue dirette. Oggi sono proprio gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia ad aver sdoganato la diretta streaming e ad averne fatto una modalità di trasmissione che spesso arricchisce eventi e permette di ampliarne il pubblico, includendo target che, per localizzazione geografica o fascia di età, altrimenti non avrebbero accesso al contenuto. 

Mai come nel periodo di quarantena domestica ed emergenza sanitaria mondiale che ha spiazzato il regolare svolgersi delle nostre vite e la nostra dieta mediatica tra il 2020 e il 2021, il potere dello streaming si è rivelato in tutta la sua efficacia. Siamo rimasti in contatto, abbiamo imparato grazie alle lezioni a distanza e condiviso chiacchiere, ma anche sfruttato lo streaming a scopi promozionali. 

Lo streaming per gli eventi

Le dirette streaming hanno lo straordinario potere di coinvolgere chi non potrà essere in loco durante un evento, un incontro, una presentazione o una conferenza stampa, ampliando notevolmente la platea di ascoltatori. Ci hai mai pensato? Tecnologie a disposizione e canali web potrebbero favorire la qualità e la circolazione dei tuoi eventi, del tuo brand o dei tuoi servizi, riuscendo grazie alla tecnologia streaming a permetterti persino di profilare il pubblico e ottenere degli utili ritorni di marketing. 

Lo streaming potrebbe rivelarsi un tuo alleato per gli eventi che reputi imperdibili, ma che possono essere costosi in termini di organizzazione e sul cui ritorno di immagine si scommettono interi piani di comunicazione. Vista l’efficacia del video marketing, l’idea di coprire con immagini filmate in diretta un evento decisivo per un’attività o un’azienda potrebbe risultare una strategia davvero vincente. 

Non dimentichiamo infine le piattaforme social, alle quali appoggiare eventualmente il tuo streaming in diretta, per offrirlo come contenuto ai tuoi follower, alle community che frequenti o, ancora, per farlo circolare ulteriormente una volta che l’evento live sarà terminato e tenerne così traccia. 

Ma come fare? E come realizzare video streaming funzionali ed efficaci? Possiamo suggerirti la soluzione ottimale: contattaci, e programmeremo insieme l’evento in video streaming che più si adatta alle tue necessità! 

Video on demand: un successo crescente e variegato

Non un nuovo media, non nuovi linguaggi, ma nuovi canali. Se video didn’t kill the radio star, nemmeno internet sembra avere intenzioni bellicose nei confronti del linguaggio del video e delle tv. La guerra, casomai, è quella che il proliferare di servizi on demand che sfruttano la rete sta facendo alla vecchia cara televisione installata davanti al divano in salotto. 

I dati raccontano di un tempo sempre più esteso dedicato al consumo di video su dispositivi e piattaforme di intrattenimento, e sempre più numerosi sono anche i servizi, a cui corrisponde una curva crescente di abbonamenti. Il report di It Media Consulting prevede una crescita stimata a circa il 12% per il video on-demand tra il 2021 e il 2024, cifre che portano con sé i dati di una netta riduzione delle sottoscrizioni alle classiche pay-tv. 

Fuori dal tempo e dallo spazio

La rivoluzione è tutta qui: nei tempi e negli spazi. Ed è proprio su questo notevole cambio di passo rispetto al modo classico di fruire dei contenuti video che l’on demand cavalca la sua onda fortunata. L’esperienza a cui ormai i dispositivi mobili e la connettività pressoché costante ci hanno abituati è quella della visione scorporata da un palinsesto e personalizzata, e in movimento, anche fuori dalle mura di casa. 

Grandi archivi di video, gratuiti o a pagamento, in cui navigare e tra cui scegliere quando e come vogliamo attraverso svariati device mobili, oppure smart Tv. Potremmo farlo, perché no, attraverso uno Svod, termine che sta per subscription video on demand e che rappresenta uno dei modelli di business legati all’audiovisivo di maggior successo negli ultimi tempi, tanto da scalzare le pay-tv classiche come Sky, che già presupponevano una forma di abbonamento per la visione dei video. È tempo di Netflix, Dazn, Disney+, Amazon Prime Video, le piattaforme oggi più note, che offrono archivi di contenuti tra cui anche prodotti originali. 

A fianco allo Svod c’è poi anche l’Avod, ovvero Advertising-based video on demand: RaiPlay è forse l’esempio più noto e utilizzato di questo modello di business basato sull’offerta di contenuti video già trasmessi sulle reti tv e proposti in streaming gratuito grazie alla presenza della pubblicità prima del video. 

Pop-corn o tecnologia? 

Le sale cinematografiche festeggiano simbolicamente il ritorno a una sorta di normalità con la riammissione dei pop-corn in sala a marzo 2022, ma l’esperienza della pandemia non è passata senza lasciare tracce nel mondo dell’audiovisivo. Quante sono state le anteprime di film che, costretti a non poter uscire in sala, sono state lanciate su piattaforme on demand, magari con un sovrappiù rispetto all’abbonamento standard a una delle tante piattaforme diffuse? Il grande cinema si è trasferito così sul divano, il tutto grazie a una tecnologia di trasmissione che viaggia attraverso server, scaricando pacchetti di dati durante la visione del contenuto video con risultati fluidi e di qualità. Proprio come Youtube. Ma chi paragonerebbe mai Youtube, per quanto capillare e potente, all’emozione della sala buia? 

Il paragone, forse, non ha nemmeno senso se si riflette sulla diversità di paradigma: legato al luogo e all’orario il cinema, scorporato da agganci spazio-temporali l’on-demand, che scavalca il modello “a palinsesto” cui la tv ci aveva abituati, adattandosi e tempi, bisogni e dispositivi. 

Secondo il Digital Consumer Trends Survey 2021, il fenomeno dell’on demand sarebbe cresciuto sull’impulso dell’onda pandemica e si legherebbe in particolare alla generazione Z. Non è da sottovalutare, però, l’impatto dello sport, con l’allargamento dei servizi di streaming dedicati. 

Dove porta il futuro?

Il Sole 24 ore cita dati secondo cui, al 31 ottobre 2021, in Italia si contavano 13,7 milioni di abbonamenti alle piattaforme di video on demand (Vod) a pagamento. Un trend esplosivo in un panorama che, complice da un lato la precarietà emergenziale e dall’altro la fluidità e velocità del mondo tecnologico, non sembra intercettare battute d’arresto. Per contro, sempre il maggior quotidiano economico italiano segnala un allarme “profondo rosso” per gli ingressi nelle sale cinematografiche a seguito del covid. Un impatto “fragoroso”, con “un decremento del 71% degli incassi e del 73% delle presenze rispetto alla media del triennio 2017-2018-2019”. 

Pop corn o tecnologia? Alcune vecchie abitudini ritenute forme di riti sociali, sono ormai definitivamente mutate, trasformando il momento della visione del film in sala in una serata di visioni dal divano e on-demand, a scapito di un’abitudine consolidata e collettiva. Anche questo è un trend significativo, che bisognerà monitorare alla luce dei dati di mercato e della situazione emergenziale. Certo è che ormai non sarà più possibile sfuggire a una necessaria regolamentazione delle modalità di fruizione, con regolazioni ad hoc per le sale e analoghe normative per le piattaforme on demand.

Video e social: un’accoppiata inossidabile

Dopo aver parlato del mondo digitale e del proliferare dei video tra i trend da tenere d’occhio per il 2022, torniamo ad approfondire il tema dei social network per scendere nei dettagli di alcune delle dinamiche che caratterizzeranno le tendenze e a cui rivolgere l’attenzione in vista di strategie di content creation

Se infatti è vero che l’audio sta risalendo con sempre più forza tra le scelte del pubblico, conquistando ascoltatori tra podcast, social dedicati all’ascolto e audio room, abbiamo la certezza che per i contenuti video non è ancora arrivata l’ora del tramonto. Meglio dunque restare al passo con le novità che, giorno dopo giorno, affollano il nostro smartphone e ci forniscono idee e spunti per nuovi contenuti di interesse e successo. 

C’era una volta Youtube

Se non ci fosse stato lui, all’origine di tutto, forse non esisterebbero i reels e le stories a cui oggi la nostra attenzione mediatica si è abituata tanto da averli integrati nella dieta. Parliamo di Youtube, il capostipite dei social dedicati ai video, nonché il social basato sui video più importante al mondo. 

I rumors del mondo digitale parlano di un possibile cambio di passo dell’algoritmo di Youtube per il 2022 che non si baserà più esclusivamente sui tag ma anche e soprattutto sul contenuto. Più sarà di successo, più sarà spinto in alto, esattamente come accade attualmente per Facebook. 

Con la creatura di Zuckerberg, Youtube potrebbe arrivare anche a condividere una nuova tendenza, cioè l’attenzione per le nicchie, premiando quei contenuti video apprezzati da target molto ben delineati, e aprendosi così alle tendenze della brand strategy. 

Instagram: quando il video si contamina

All’inizio erano foto e fotoritocchi, oggi sempre più Instagram, in costante ascesa con percentuali di pubblico sempre più alte, contempla possibilità visive assai più estese che vanno dalle stories, alle dirette, dalla Igtv ai reels. E sono tutti contenuti che, in qualche modo, si legano al mondo sfaccettato dei video. 

Se la profilazione è una tecnica che il marketing fa propria anche creando video, possiamo ribaltare la prospettiva e notare come lo stesso Instagram, analizzando il comportamento dei suoi utenti, abbia rilevato la possibilità di intercettare nuovi bisogni e desideri. Quello che gli utenti sempre più cercando sono infatti i video “in stile” TikTok, divertenti e considerati di maggiore attrattiva per la capacità di intrattenere e far sorridere. Specialmente i più giovani. 

Piatto ricco, mi ci ficco: dalle aziende agli influencer, i creatori di contenuti dovranno tenere conto delle richieste in fatto di qualità dei video, che dovranno essere utili, informativi, ma anche divertenti, e i quali probabilmente si affiancheranno nuovi strumenti tecnici introdotti dalla piattaforma per la vendita dei prodotti.

Verso TikTok e oltre

Gran parte dei cambiamenti avvenuti negli ultimi tempi nel mondo dei social per quanto riguarda i video, e altrettante novità del 2022, arrivano dalla “rivoluzione TikTok”, il social che fa del video il suo perno centrale e ha avuto uno straordinario potere di coinvolgere il target dei giovanissimi. Video brevi, di puro intrattenimento, capaci di agganciare masse di utenti ed entrare in tendenza. 

Ma il social degli adolescenti smentisce le aspettative: i video si sono già allungati fino a 3 minuti, mentre i reels potranno arrivare a un minuto. Un invito alla creazione di contenuti video dal profilo più ricercato e attento alla qualità? Nel 2022 TikTok dovrebbe lanciare anche lo strumento delle dirette, allargando al contempo la consolle di strumenti per abbracciare la tendenza di tanti brand a spostare le proprie vendite e dare avvio a campagne social incentrate sul video. 

Ma c’è di più: da poco TikTok è arrivato sulle piattaforme di smart Tv che lavorano su Android Tv grazie a una app che permetterà di visualizzare i video sul grande schermo. E l’orizzontalità? Diventerà parte di un’interfaccia apposita, con bande laterali che saranno riempite di informazioni testuali e con il video che resterà fedele al suo formato nativo verticale. Per ora la app per Tv è presente solo negli Usa e in Canada, ma intanto Rai Cinema non si è fatta sfuggire l’occasione per inaugurare una community su TikTok lanciando un messaggio direttamente rivolto al mondo dei cinefili. 

Una nuova strada per la produzione di audiovisivi? Questo sembrano indicare le scelte e le tendenze in atto, che svelano un universo fatto di video di qualità, sia informativi che di intrattenimento. Divertiti a esplorare contenuti seguendo gli hashtag #CinemaTok e #CinemaItaliano, e se stai pensando anche tu di entrare nel mondo dei contenuti video, contattaci! Creeremo insieme della content strategy perfetta per le tue esigenze.

Video strategy e comunicazione: i trend del 2022

Si è aperto un nuovo anno e l’attenzione sul panorama dei media resta alta per quanto riguarda il mondo dei video, ormai sfaccettato e in costante ampiamento e ridefinizione. 

Il percorso di successo dei video sul web parte da lontano e ci racconta, a guardarlo oggi con attenzione, una storia di successo che, complici le evoluzioni tecnologiche, le variazioni del mercato e le conseguenti preferenze del pubblico, ha dalla sua straordinarie capacità di coinvolgimento e condizionamento che lo rendono uno strumento molto potente. Il video oggi è ovunque e onnipresente, una caratteristica che rivela la sua capacità di influenzare diete mediatiche e persino comportamenti. 

Quali prospettive ci aspettano nel 2022 tra espansione del digitale, dell’on-demand, dello streaming e un generale iperbolico aumento degli schermi a cui siamo esposti? Esploriamo insieme alcune tra le tendenze più evidenti del mondo video, tra web e social. 

Sempre più social, sempre più video

Il 2022 sarà l’anno in cui potremmo arrivare a spendere 100 minuti al giorno per guardare dei video. Sono cifre in crescita costante, sostenute dal proliferare di smartphone sempre più performanti e veloci e dall’uso sempre più intenso di Instagram, il social visivo per antonomasia. Se dapprima, infatti, Instagram si limitava alle foto, sono poi arrivate le stories, che hanno permesso a chiunque di raccontare e raccontarsi condividendo foto, immagini, ma anche contenuti video in diretta. 

La strada è ormai stata intrapresa – e vinta, pare – da TikTok che, con il suo tempo medio di permanenza di oltre un’ora, è una delle app più utilizzate in Italia. Dati che, ancora una volta, dovrebbero far riflettere sulla centralità dei contenuti video e sul ruolo determinante di quelli che ormai, app alla mano e editing video reso popolare per semplicità, definiamo content creator. 

Sappiamo già i perché del successo dei contenuti video, aggiungiamo a queste riflessioni il fatto che, grazie alla loro declinazione per canali social, questi contenuti sono sempre più brevi, sempre meno racconti in stile reportage quanto vero e proprio intrattenimento. Ti viene in mente qualcosa? Esatto: anche i reels di Instagram sono figli di questa tendenza alla brevità, e hanno senso in ragione delle svariate possibilità offerte dal potente editor che in poche mosse, relativamente , permette di montare e aggiungere effetti creativi al video. 

Brand entertainment: i video come leva del marketing

La tendenza è sotto gli occhi di tutti: piattaforme come TikTok e Twitch sono in vertiginosa ascesa. A raccontarlo sono i numeri, che delineano un target connotato dalla presenza massiccia del pubblico dei più giovani. Si tratta di una fascia sulla quale i brand si concentreranno, anche grazie a novità sui contenuti video che lavoreranno sul concetto di brand entertainment, una pubblicità che sempre più coinvolge l’audience in modo diffuso e integrato. 

La scelta ha molto a che fare con le modalità con cui interagiamo con i social, che ormai accompagnano le nostre vite. E che si moltiplicano, sottoponendoci a un flusso di contenuti video pressoché continuo che vede convivere grandi aziende con contenuti generati dal basso e condivisi dagli utenti stessi. La chiave delle nuove tendenze risiede proprio nell’ibridazione di fonti, alla base della moltiplicazione dei contenuti e della loro personalizzazione sulla base degli utenti e dei suoi comportamenti di visione. La profilazione dei contenuti, dunque, andrà ad alimentare sempre più contenuti costruiti ad hoc. 

Intesi così, i video diventeranno sempre più calamite per i brand che, con una presenza diffusa e costante di contenuti prodotti in modo personalizzato, si assicureranno il coinvolgimento di diversi target in quelle che sembrano potersi definire brand experiences. Video come pubblicità giusta, “che funziona”, quindi: da contenuti di successo puramente estetico o di intrattenimento, a leve decisive per il marketing secondo brand strategy costruite con attenzione .  

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Product placement: promuovere prodotti collocandoli in video

Il significato letterale di product placement è collocamento del prodotto. Si tratta di una forma di comunicazione che prevede il posizionamento, all’interno dei video e in modo del tutto naturale, di prodotti il cui brand sia esplicitamente visibile. Una vetrina che spesso siamo soliti notare in film, fiction, ma anche in spot di altri prodotti o videoclip musicali. Una forma di pubblicità come tante altre, a suo modo utile per dare risalto a prodotti o servizi grazie a una forza particolare, che la rende una soluzione molto efficace.

Questione di visibilità

Il product placement si distingue per l’efficacia e per la grande e decisiva visibilità garantita al prodotto, ecco perché è una tecnica con particolari costi, in generale più consistenti rispetto ad altre forme di promozione standard. A marcare la differenza è la cornice nella quale  il prodotto fa la sua comparsa, ovvero non nella consueta pausa pubblicitaria, ma all’interno di una narrazione non marcata come advertising. Questo “spostamento” rende lo spettatore parzialmente inconsapevole rispetto alle intenzioni che la presenza di quel prodotto nasconde. Tutto avviene in modo non esplicito: chi guarda il video non si aspetta di essere sottoposto alla visione di un prodotto particolare e non classifica quel messaggio, da quella fonte, come messaggio di natura commerciale. Il processo di comunicazione cambia, e rispetto a una pubblicità standard, nel caso del product placement chi guarda colloca il prodotto dentro l’universo del film o video vedendolo o sentendolo nominare. 

Dentro la narrazione

Appare dunque chiaro come il product placement sia legato al processo narrativo e alla struttura stessa del video, essendone di fatto una componente. A volte infatti il prodotto potrà avere una presenza attiva, comparendo come mezzo utilizzato dai personaggi o particolarmente evidente, altre sarà meno centrale, mantenendo una funzione di scena. La prerogativa sarà però sempre quella di integrarsi nella narrazione senza modificarne il valore né esplicitare il messaggio promozionale. 

La terminologia tecnica divide il product placement in screen placement, quando cioè il brand è riconoscibile e in primo piano; scritp placement, quando il marchio viene citato dai personaggi, integrandosi nel discorso del video; plot placement, quando il prodotto diventa parte della trama stessa, una forma di promozione molto forte e connotata dall’alto tasso di riconoscibilità.

Qualche caso celebre 

Da quando il product placement è stato sdoganato e legalizzato attraverso una serie di normative apposite, i casi di prodotti comparsi in video e film, anche noti, sono aumentati notevolmente. Tra gli esempi classici e più famosi della storia del cinema pensiamo alle auto dell’agente 007, agli occhiali di Tom Cruise in Top Gun, ai noti marchi di Blade Runner e Ritorno al futuro. Anche se, andando un po’ indietro, si scopre che fin dagli anni Venti il cinema era solito ricorrere a pubblicità del genere per aumentare i budget a disposizione. 

Come raccontato anche da Il Post, uno dei casi più emblematici di product placement è quello di un grande classico di Steven Spielberg, E.T. l’extraterrestre, film del 1982 dove compaiono le M&M’s nel ruolo di prodotto funzionale alla trama. L’azienda rifiutò di stringere un accordo, tanto che la produzione del film si rivolse a un’altra azienda che produceva noccioline simili. Neanche a dirlo, questa accettò, segnando un importante goal in ritorno di immagine e fatturati, tanto da legare la sua stessa immagine al film. 

 


 

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